Compie 40 anni oggi Francesco Totti. E la fine della sua straordinaria carriera, che pure si avvicina in modo inesorabile, è ancora di là da venire. Si stanno moltiplicando gli elogi e le celebrazioni per un calciatore che ha saputo rompere, sebbene solo negli ultimi anni, le barriere del tifo, per diventare un patrimonio ed un orgoglio di tutto il calcio italiano. Per giudicare un calciatore, ed il suo peso nella storia, ho sempre pensato che ci si dovesse attenere ad un criterio semplice, da preferire a tutti gli altri: il giudizio degli uomini di campo. Specialmente dei suoi contemporanei. Sotto questo aspetto, il consenso che Totti ha ricevuto e riceve è pressoché unanime. Ha interpretato in carriera almeno quattro ruoli, sempre attingendo la soglia dell'eccellenza: il trequartista, soprattutto in nazionale, la seconda punta, nella Roma dello scudetto, l'attaccante esterno, quando esplose con Zeman, il centravanti, compassato e manovriero, negli ultimi dieci anni, scoprendosi implacabile goleador, dopo aver deliziato, ed ancora delizia, con assist memorabili. Qualità balistiche uniche, facilità di calcio enorme, cambi di campo, cross, d'interno e d'esterno e, più di tutto, giocate di prima intenzione. Veloci, precise, spiazzanti. Tolto lo scatto bruciante, Totti ha avuto tutto del grandissimo campione, dalla superiore qualità tecnica, alla visione luminosa del gioco, dalla forza fisica, a tanti ha ricordato Valentino Mazzola ma anche Kubala, alla fantasia, all'estro. Non un condottiero rumoroso, per via di una naturale timidezza, ma sempre determinante, sempre decisivo. Più volte dato per finito e sempre risorto.
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