Ha vinto Gasparotto, dopo oltre 250 km di strade strettissime, di curve e curve, da affrontare con le mani costantemente sui freni e poi le cotes, salite impervie, che non sono i muri fiamminghi, ma sanno comunque tagliare le gambe. Gasparotto coglie, dopo il campionato italiano del 2005, il primo grande successo della carriera. Era dal 2008, il Giro di Lombardia firmato da Cunego, che gli italiani non s'imponevano in una classica di prestigio internazionale. L'Amstel Gold Race non è tra le cinque dette monumento, ma, insomma, le segue da presso. Battuti Vanendert e Sagan, destinato a diventare il nuovo Merckx delle corse di un giorno: lo slovacco va forte dappertutto, aggiunge uno sprint irresistibile ad un fondo notevole, tiene in salita ed è poderoso sul passo. Un campione di altri tempi. Averlo preceduto, accresce i meriti di Gasparotto. Eroe di giornata, però, è stato Freire. All'attacco solitario negli ultimi chilometri. Ha resistito allo scoperto fino agli ultimi 100 metri. Giù il cappello di fronte al campione asturiano, tre volte campione del mondo, tre volte primo a Sanremo, che a 36 anni suonati trova il coraggio di un'azione inedita nella sua fortunatissima carriera di battitore libero, senza treno voglio dire, delle volate. Gilbert, che avevo indicato favorito, è finito soltanto sesto, Nibali è giunto addirittura con minuti di ritardo.
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