L'Inter può finire in B? Impossibile, avrebbe sentenziato Peppino Prisco. Perché la storia testimonia la presenza dell'Inter in serie A fin dal primo campionato a girone unico, stagione 1929/30, che l'Inter, allora Ambrosiana, vinse peraltro. Con Giuseppe Meazza capocannoniere e stella lucentissima del calcio europeo. Rischiò la retrocessione nel torneo 1946/47, tanto che Meazza, che andava per le trentasette primavere, dovette scendere di nuovo in campo e trascinò i nerazzurri alla salvezza da capitano allenatore. Nel 1993/94, infortunati Ferri, Bianchi e Berti, in crisi di ambientamento Bergkamp e Jonk, che voleva giocare nelle stesse zolle di campo predilette dal talentuoso Dell'Anno, si dovette attendere la penultima giornata per schivare il pericolo B. Il rientro precoce di Nicola Berti aveva avuto un effetto dirompente sulla squadra, permettendole di conquistare i punti necessari. L'Inter di oggi, purtroppo, pare rivivere quei pericoli di caduta. E non vedo nella rosa attuale giocatori carismatici al punto di invertire la rotta. Non c'è un Meazza, ma, neppure un Berti. Sicché risalta ancor di più l'errore della miope dirigenza nerazzurra di non richiamare Zenga: se non in campo, almeno il carisma necessario sarebbe stato in panchina. E, per contagio, sugli spalti. Ritengo, inoltre, che Ranieri, dalla persona seria che è, non potrà resistere a lungo in queste condizioni. Alla prossima sconfitta, si dimetterà. Perché è vero che ci sono stati errori anche da parte sua, ma, altrettanto vero che non ha mano libera. Insomma, uno che a Roma ha spedito Totti, 33 anni e mezzo allora, in panchina nel derby, possibile che non possa mandare in panchina Zanetti Saverio, anni 38, contro la Juve? Se non ha potuto, vuol che non ha il comando delle operazioni. Presto, ne trarrà le dovute conseguenze. Branca si dimetta!
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