L'eliminazione dalla Coppa Italia brucia ancora. Perché l'Inter ha sprecato l'occasione di giocare per il titolo. Come, in autunno, ha sprecato la possibilità di qualificarsi agli ottavi di Champions.
Conte era stato ingaggiato per vincere subito, definito da Marotta "top player metaforico". Per ora, è andata diversamente. Conte pratica sempre lo stesso calcio, fatto di corsa, pressing, gioco sulle fasce. Non rinuncia al dogma dei 3 difensori nemmeno contro un solo attaccante, com'è accaduto nella partita contro il Napoli. Il suo è un calcio logorante ed ormai privo di segreti per gli avversari. Funziona solo con una condizione atletica ottimale. Che, in una stagione, può durare pochi mesi. Figuriamoci ora, dopo la pausa imposta dal Covid.
La stagione non è finita. E, al netto dei miei pregiudizi, mai negati, su Conte, per il suo passato bianconero - non l'avrei voluto all'Inter - potrebbe anche finire meglio di come si sia messa. In Europa League, la migliore Inter potrebbe dire la sua. E persino in campionato, vista la Juve arrancante ed un calendario favorevole, l'ipotesi di una rimonta è non del tutto irreale. Il problema è proprio ciò che sarà nel prossimo mese e mezzo. Vincere o andare vicini a vincere non sarebbe come piazzarsi terzi o, peggio, quarti in campionato, uscendo presto in Europa League.
Né si può invocare i pretesi miglioramenti nel gioco. Che ho visto fino ad un certo punto. E fino a dicembre. Sicché, e concludo, o Conte vince l'Europa League (risultato minimo: semifinali) o vince il campionato (risultato minimo: secondo posto), oppure il sacrificio di accettarlo sulla panchina dell'Inter, per quel che mi riguarda, non sarà valso la pena. Anche perché non venitemi a dire che il Napoli di Gattuso è più forte dell'Inter. O che lo è la Lazio di Inzaghi, che dispone di una rosa palesemente più corta.