Thiago Motta ha da poco dichiarato che la fine del magico ciclo del "triplete" si è consumata con la partenza di Eto'o, il fuoriclasse della squadra, il giocatore capace di decidere da solo le partite, l'autore, la scorsa stagione, di 37 reti. Motta non ha torto. E non perché Eto'o non potesse partire. Nel 2009, ad esempio, andò via un totem come Ibrahimovic, ma l'Inter capitalizzò la cessione del suo cartellino, ingaggiando proprio Motta, Milito, Sneijder e lo stesso grandissimo Eto'o. Che, invece, quest'estate, non è stato sostituito con un campione di pari forza. Anzi, l'Inter ha virato su Forlan, lo scorso anno appena otto gol nel campionato con le peggiori difese d'Europa, quello spagnolo. Ecco il punto. Per la verità, già nel 2010 era andato via Balotelli, mai rimpiazzato. A gennaio 2012, Thiago Motta, evidentemente non molto attaccato ai colori nerazzurri, di fronte ad una mancata campagna di rafforzamento, ha preferito i soldi del Psg ed è andato via a propria volta. L'Inter è stata smobilitata, smembrata, invecchiata. In una parola, indebolita. Thiago Motta l'ha detto chiaramente. Ed il brutto è che non si può dargli tolto. Sono i grandi campioni, non il sopravvalutato gruppo, a determinare le grandi vittorie. E quando i grandi campioni se ne vanno, tutto il gruppo ne risente. Per il resto, tutte chiacchiere.