Inter-Bayern Monaco 0-2: luci e ombre
Partita ricca di fascino e di incroci storici, quella che, questa sera, opporrà l'Inter ai tedeschi del Bayern Monaco. Dai baveresi venne all'Inter, anno di grazia 1984, Karl Heinze Rummenigge. E, quattro anni dopo, arrivarono Lothar Matthaus e Andreas Brehme, colonne dello scudetto dei primati del 1989. Proprio durante quella stagione, Inter e Bayern si sfidarono in Coppa Uefa, ottavi di finale. L'Inter vinse in trasferta, con un gol meraviglioso di Nicola Berti: 60 metri palla al piede e nessuno che potesse fermarlo. E poi gol di Serena. Al ritorno perse 3-1 e fu eliminata. Ma la domenica successiva batté il Milan di Sacchi nel derby e s'involò verso lo scudetto. Stasera, altra storia. Champions League. Il Bayern è più forte e l'Inter è reduce da un derby perso malamente. E cerca un riscatto. Simone Inzaghi sa di dover meritare la fiducia. L'Inter dovrà fare una partita offensiva, perché difendere a oltranza con una linea a tre contro il reparto offensivo tedesco, privo di centravanti di ruolo, ma pieno di tecnica, velocità e fantasia e movimento, sarebbe un errore imperdonabile. Vediamo.
La cronaca.
Giocano Onana per Handanovic, ed era ora, D'Ambrosio per De Vrij, con Skriniar al centro della difesa, Mkhitaryan per Barella e Gosens a sinistra. Davanti Dzeko con Lautaro. Inzaghi mostra coraggio. Ora, il campo. Onana subìto sotto il fuoco di fila avversario, si disimpegna bene. E nulla può sul gol di Sané che approfitta di una prateria. Dumfries, al solito svagato, corre a vuoto e non riesce a tenerlo. D'Ambrosio, vecchi storia, è altrove. Onana è dribblato e gol a porta vuota. L'Inter cerca di sottrarsi alla morsa dell'altissimo pressing avversario grazie a Dzeko, che tiene tanti palloni. Brozovic e Calhanoglu, però, non salgono oppure sbagliano controlli facili. Del centrocampo nerazzurro si salva solo Mkhitaryan: altra categoria la sua. Si va al riposo. L'Inter rientra con buon piglio e ha occasioni con D'Ambrosio e Dzeko. Dumfries, timidissimo, non riesce a fare un cross che sia uno. Prima che Inzaghi cambi, proprio da un pallone perso dell'olandese nasce il contropiede che conduce al raddoppio bavarese. La palla calciata da Sané sarebbe fuori dallo specchio di porta, ma arriva il goffo autogol di D'Ambrosio. L'Inter si sgonfia. Inzaghi cambia. Da una palla recuperata da Gagliardini, l'occasione di segnare è sciupata da Correa, solo davanti a Neuer. Il Bayern vince perché è più forte. Tardivi però i cambi di Inzaghi. Pessima prova di Dumfries, Brozovic, D'Ambrosio e Correa. Il suo errore è ingiustificabile. Per il resto e in conclusione, qualcosa di più, rispetto al derby, si è visto, quanto ad atteggiamento. Ma, resta la sensazione che non tutti i giocatori siano completamente votati alla causa. E non va bene, non può andar bene. Penso che i giocatori abbiano perso smarrito la fiducia in Inzaghi dopo lo scudetto perso e, può dirsi, regalato ad un Milan più debole. Il loro dispiacere, autentico, sul campo, dopo l'ultima di campionato lo provava. E, forse, l'abbiamo sottovalutato. Ora, Inzaghi, quella fiducia deve riconquistarla, anche abdicando ad un modulo che somiglia sempre più ad uno stanco 5-3-2, imparando a leggere meglio le partite in corso e premiando solo i giocatori che s'impegnino. Altrimenti, presto, non sarà più l'allenatore dell'Inter. E sarebbe un peccato, perché i giocatori, per vincere in Italia, ci sarebbero.
Dall’inizio della stagione questa squadra ha vinto solo con Lugano (amichevole), Lecce (all’ultimo secondo), Spezia e Cremonese e rimediato figure più o meno di cacca contro tutti gli altri. Solo contro lo Spezia abbiamo mantenuto la porta inviolata. Ieri la partita ha trasmesso un senso di impotenza. La squadra è scarsa: alcuni giocatori come Handa, DeVriy Mktarian e Dzeko sono dei pensionati altri, come Bastoni e Chalanoglu, sopravvalutati. Gosens è irriconoscibile. Barella fuori condizione. Lukaku infortunato. Inzaghi non sa leggere le partite: ieri ha sorpreso tutti per le scelte iniziali ma poi aspetta sempre di andare sotto di 2 gol prima di fare i cambi. Detto ciò, la qualità non c’è ne’ in campo ne’ tantomeno in panchina per poter ribaltare le partite. In Italia, con il ritorno di Lukaku, possiamo lottare per il 3-4 posto. In Champions rischiamo l’ultimo posto
RispondiEliminaSono un poco più ottimista. Ma, dipende tantissimo da Inzaghi e da come e se saprà valorizzare meglio i calciatori a sua disposizione.
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