Un solo grande nome, quello di Vincenzo Nibali, peraltro specialista di corse a tappa, ma poco competitivo nelle gare di un giorno. Anche perché, non dico che in volata sia fermo, ma insomma non è tra le ruote più veloci del gruppo. Sicché, o arriva da solo, oppure, anche giungendo con un manipolo di attaccanti, rischia la sconfitta. Poi, Paolini e Rinaldo Nocentini, gli unici due che vantino qualche successo di prestigio. Per il resto, i corridori selezionati da Bettini per i mondiali di Valkenburg sono tra i più anonimi della storia del ciclismo italiano. Intendiamoci, alcuni di loro sono giovani e magari avranno grandi carriere. Ma, ad oggi, sono privi di quei quarti di nobiltà agonistica normalmente necessari per ben figurare in una gara durissima come un campionato del mondo. Quanto sono lontani i tempi in cui l'Italia di Martini schierava quattro capitani quattro: Bugno, Fondriest, Argentin e Chiappucci! E vinceva Bugno.
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