La storia della nascita del Sistema è abbastanza nota. Nel 1925, erano cambiate le regole sul fuorigioco, per favorire gli attaccanti e i gol, di cui gli spettatori erano sempre più avidi. E da allora, per essere in gioco, bastò ricevere il pallone avendo davanti sé due soli avversari (uno era il portiere, quasi sempre) e non più tre. La nuova regola funzionò, si cominciò a segnare di più, crebbe l'impatto spettacolare delle partite. Allora, però - dacché ogni medaglia ha il suo rovescio - si trattava di garantire meglio le difese, più esposte alle offensive avversarie. Fu così che Chapman, divenuto allenatore di un Arsenal poco vincente, decise di rinunciare alla Piramide di Cambridge, un velleitario 2-3-5, arretrando il centromediano sulla linea dei difensori. Nacque il WM: un 3-2-2-3, che consentiva una migliore copertura del campo e una più adeguata protezione del portiere.
Il Sistema di Chapman |
A centrocampo - l'idea di un centrocampo nacque allora - due mediani e due mezzali. Una delle quali, nell'idea di gioco di Chapman, avrebbe dovuto comandare e ispirare tutto il gioco offensivo. Un giocatore dalle qualità tecniche superiori. Un regista d'attacco, un inside forward, che Chapman scoprì nel tarchiato scozzese Alex James, che tutto sembrava tranne che uno sportivo. Alto 1,65 m, nemmeno poco, visto che era nato nel 1901, ma certo non molto, freddoloso e afflitto da persistenti dolori reumatici, James aveva un passato da centravanti. Centravanti non goleador. Arretrò in cabina di regia, come qualche anno dopo avrebbe fatto Meazza in nazionale. Solo che Meazza era stato - e rimase con l'Inter - anche formidabile centravanti. James, invece, assurse alla gloria sportiva propriamente nel nuovo ruolo di mezzala, dentro il nuovo schema di Chapman, alla guida del nuovo Arsenal, di cui divenne capitano e numero 10: sì, dal 1928 proprio sulle spalle dei Gunners apparvero i primi numeri di maglia. Arrivarono scudetti in serie. E l'Arsenal fu, per quel tempo, quello che dopo sarebbero stati il Wunderteam di Meisl, l'Italia di Pozzo, il Grande Torino del tremendismo granata, la Grande Ungheria di Puskas, il Brasile dei cinque 10 del 1970, l'Ajax di Cruijff, il Barca di Guardiola: una squadra simbolo, uno spartiacque calcistico. Alex James - un Gascoigne ante litteram -, con i suoi dribbling stretti, i passaggi negli spazi vuoti, altra novità impensata, che l'accomunava al più giovane Meazza, un modo consapevole di stare in campo, fu il trascinatore tecnico di quell'Arsenal e del Sistema, che praticava. Un modo di giocare che avrebbe dominato per oltre vent'anni. Il Grande Torino vinse cinque scudetti consecutivi, negli anni '40, con il Sistema. Mentre le altre squadre italiane, per lo più, restavano invece fedeli al Metodo, che aveva garantito all'Italia di Pozzo i due titoli mondiali del 1934 e del 1938.