Nel dizionario Treccani in rete, alla voce dribbling, si legge: Nel gioco del calcio, manovra individuale dell’atleta che consiste in leggeri tocchi del piede, dati rapidamente al pallone, per portarlo da destra a sinistra o viceversa, così da ingannare l’avversario e scartarlo velocemente. Non so quanto efficace risulti questa vasta perifrasi, ma sospetto poco. Dacché il dribbling è l'esercizio più naturale del gioco del calcio, il fondamentale che non si allena o si allena pochissimo. Ci sono stati e ci sono ancora, moltissimi per la verità, calciatori, anche vincenti e reputati, che un dribbling non sanno eseguirlo. E neppure immaginarlo. Sì, perché, come ha spiegato Jorge Valdano, calciatore grande e più grande scrittore, le partite, come le singole giocate, sono sempre prima immaginate. Ma, torniamo al dribbling. Si praticava già nel diciannovesimo secolo, agli albori, ai tempi della "Piramide di Cambridge", quando, assente ogni tattica, il calcio somigliava ad una baruffa di cortile, tutti affannati a contendersi un pallone. Che, diversamente da quanto accadeva nel rugby, si poteva passare anche in avanti, il che rendeva meno necessaria la compattezza delle avanzate e delle ritirate. Epperò il dribbling già c'era, a testimoniare le origini democratiche, e vieppiù proletarie, di un gioco nel quale non contava solo la stazza, non solo la muscolatura, che ai tempi era anche il frutto di una ricca alimentazione negata ai più. No, il dribbling stava lì a spiegare come destrezza ed inventiva, agilità ed abilità tecnica potessero nuovamente inverare la vecchia storia di Davide e Golia. Quando, nel 1864, furono approvate le regole fondamentali del gioco del calcio, cominciò la storia ufficiale del dribbling. L'unica arma efficace contro il fuorigioco, che allora veniva dichiarato ogni volta che, tra il giocatore che riceveva la palla e la porta nemica, ci fossero meno di quattro avversari (in genere, il portiere più tre difensori). Insomma, in fuorigioco si poteva finire spesso e malvolentieri! Con continue interruzioni della partita ed attacchi subito frustrati. L'unica maniera di evadere da quella costrizione tattica era di prender palla e partire in dribbling, scartare il maggior numero di avversari e battere il portiere.
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