Nel 1991, il Tour de France si annunciava, e davvero lo sarebbe stato, combattuto e spettacolare. Intanto, andava in scena un duro scontro generazionale. La vecchia guardia, vecchia si fa per dire, perché non superava i 30 anni d'età, con LeMond, Fignon e Delgado, sei Grande Boucle in tre, si preparava a resistere agli assalti della nuova leva ciclistica, quella del '64, capitanata da Bugno, Breukink, Alcala e Indurain. In quest'ordine. Si tenga presente, al riguardo, che il leader della Banesto era ancora Delgado e Indurain il suo aiutante di campo. Poi, c'era Chiappucci, classe 1963, secondo a sorpresa un anno prima, ma pure secondo al Giro d'Italia 1991, vinto da Chioccioli, con Bugno solo quarto! Ciò nondimeno, Bugno, che si era poi aggiudicato il campionato italiano, volava. Ma, iniziò la corsa avendo nella testa i pronostici dei maggiori suiver dell'epoca, che vedevano in LeMond l'uomo da battere e, pertanto, il principale avversario da curare in corsa. Un errore che gli sarà fatale. A Bugno, intendo.
La corsa.
Il cronoprologo, manco a dirlo va a Thierry Marie, i francesi lo prevedono per lui. LeMond prende la maglia gialla il giorno dopo, per cederla subito al danese da classiche, Sorensen. Poi, una mai chiarita intossicazione alimentare mette fuori gioco tutta la PDM, con Breukink e Kelly in piena lotta per la generale. Il sigillo del primato torna a Marie e poi ancora a LeMond. Alla decima tappa, Indurain esce dal cono d'ombra di Delgado, annettendosi la cronometro, di 73 km!, da Argentan ad Alencon. Il trono di LeMond vacilla. Nell'undicesima e nella dodicesima tappa, Mottet mette a segno una memorabile doppietta, all'esito della quale Luc Leblanc è maglia gialla. La Francia, che pure aspettava un altro idolo di casa, Fignon, esulta. Il 19 luglio, si decide il Tour. Tredicesima tappa con arrivo a Val Louron. Tappone pirenaico. Caldo, il clima prediletto da Bugno, che potrebbe staccare tutti - ma cura LeMond, un LeMond affaticato sebbene tenace - già sull'Aubisque. E invece si limita ad un attacco dimostrativo nell'ultimo chilometro. Più avanti, sul mitico Tourmalet, passano in testa Chiappucci, Indurain, Bugno, Mottet, Leblanc. C'è la discesa. E Bugno, che in discesa non è un drago, lascia andare Indurain. Perché lo sottovaluta. E poi Chiappucci. Arriva a perdere oltre due minuti e mezzo. Poi, perché sta bene, meglio di tutti, si sveglia, stacca gli altri, recupera nella salita verso Val Louron, rapporto lungo, il suo, pedalata tonda, la sua, eleganza assoluta, la sua. Perde però un minuto e mezzo, in una tappa che avrebbe potuto vincere. E che va invece a Chiappucci. Batterà Indurain sull'Alpe d'Huez, già sua l'anno prima. Ma, ormai, Indurain ha il giallo addosso. E vincerà anche la cronometro, 57 km!, di Macon. Primo Indurain, a Parigi, secondo Bugno a 3'36", terzo Chiappucci a 5'56". Poi tre francesi in fila, Mottet, Leblanc e Fignon. LeMond solo settimo davanti al connazionale Hampsten, Delgado, detronizzato da Indurain, nono. La rivoluzione è compiuta. Una nuova leva di corridori è al comando. Guidata da Indurain. Bugno ha perso, definitivamente, sebbene ancora non lo sappia, la possibilità di diventare la leggenda che il suo talento gli avrebbe permesso. Un Tour perso in discesa!
Il cronoprologo, manco a dirlo va a Thierry Marie, i francesi lo prevedono per lui. LeMond prende la maglia gialla il giorno dopo, per cederla subito al danese da classiche, Sorensen. Poi, una mai chiarita intossicazione alimentare mette fuori gioco tutta la PDM, con Breukink e Kelly in piena lotta per la generale. Il sigillo del primato torna a Marie e poi ancora a LeMond. Alla decima tappa, Indurain esce dal cono d'ombra di Delgado, annettendosi la cronometro, di 73 km!, da Argentan ad Alencon. Il trono di LeMond vacilla. Nell'undicesima e nella dodicesima tappa, Mottet mette a segno una memorabile doppietta, all'esito della quale Luc Leblanc è maglia gialla. La Francia, che pure aspettava un altro idolo di casa, Fignon, esulta. Il 19 luglio, si decide il Tour. Tredicesima tappa con arrivo a Val Louron. Tappone pirenaico. Caldo, il clima prediletto da Bugno, che potrebbe staccare tutti - ma cura LeMond, un LeMond affaticato sebbene tenace - già sull'Aubisque. E invece si limita ad un attacco dimostrativo nell'ultimo chilometro. Più avanti, sul mitico Tourmalet, passano in testa Chiappucci, Indurain, Bugno, Mottet, Leblanc. C'è la discesa. E Bugno, che in discesa non è un drago, lascia andare Indurain. Perché lo sottovaluta. E poi Chiappucci. Arriva a perdere oltre due minuti e mezzo. Poi, perché sta bene, meglio di tutti, si sveglia, stacca gli altri, recupera nella salita verso Val Louron, rapporto lungo, il suo, pedalata tonda, la sua, eleganza assoluta, la sua. Perde però un minuto e mezzo, in una tappa che avrebbe potuto vincere. E che va invece a Chiappucci. Batterà Indurain sull'Alpe d'Huez, già sua l'anno prima. Ma, ormai, Indurain ha il giallo addosso. E vincerà anche la cronometro, 57 km!, di Macon. Primo Indurain, a Parigi, secondo Bugno a 3'36", terzo Chiappucci a 5'56". Poi tre francesi in fila, Mottet, Leblanc e Fignon. LeMond solo settimo davanti al connazionale Hampsten, Delgado, detronizzato da Indurain, nono. La rivoluzione è compiuta. Una nuova leva di corridori è al comando. Guidata da Indurain. Bugno ha perso, definitivamente, sebbene ancora non lo sappia, la possibilità di diventare la leggenda che il suo talento gli avrebbe permesso. Un Tour perso in discesa!
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