Tour de France 1990: il tris di LeMond, l'illusione di Chiappucci. L'imboscata di Saint-Etienne
Il Tour de France 1990 fu l'ultima gara a tappe corsa secondo i canoni del ciclismo antico. Accadde davvero di tutto. Molti pensavano, i francesi lo speravano, che sarebbe andata in scena la rivincita di Fignon su LeMond, dopo la risicata, emozionante vittoria del californiano nella cronometro di Parigi del 1989. Fignon invece fu costretto al ritiro, come gli era già successo al Giro, dominato da un magnifico Bugno: maglia rosa dalla prima all'ultima tappa. Come Girardengo, Binda e Merckx prima di lui. Come nessuno, dopo di lui. Ma, torniamo al Tour. Il francese Marie vince il cronoprologo. Il giorno dopo, avviene l'imprevisto. La "fuga bidone", che porta il canadese Bauer in maglia gialla, con Maasen vincitore di giornata. Tra i fuggitivi, che infliggono al gruppo più di dieci minuti di distacco, anche Claudio Chiappucci. Ventisettenne scalatore, cresciuto nella Carrera, a lungo gregario di Visentini e di Roche. Appena quattordicesimo al Giro dominato da Bugno. I condottieri del plotone capiranno presto di aver usato troppa indulgenza verso quegli attaccanti. Particolarmente coriacea si dimostrerà la resistenza di Chiappucci. Che presto smette i panni dell'imbucato alla grande festa del ciclismo mondiale. Il suo vantaggio si erode ma non sfuma. Anzi, sulle Alpi, dopo il trionfo di Bugno su LeMond all'Alpe d'Huez, Chiappucci tiene. E nella cronometro che arriva a Villard-de-Lans, vinta da Breukink, si veste di giallo. Il suo vantaggio su LeMond e Breukink è ancora rassicurante. Senonché, in una tappa intermedia, la classica tappa vallonata del Tour, da cui nessun suiver si attende sconquassi, il genio strategico di LeMond ribalta i giochi. Spedisce all'attacco il compagno di squadra Pensec, un altro dei miracolati del secondo giorno di corsa. Chiappucci abbocca, temendo di perdere la maglia. Ma, stremato, non sa replicare al contrattacco di LeMond e Breukink, perdendo, sul traguardo di Saint-Etienne, oltre quattro minuti e mezzo. Fatali. Perché nella cronometro della penultima tappa, vinta ancora da Breukink, LeMond gli porterà via, secondo pronostico, il primato. LeMond vincerà il Tour, con 2'16" su Chiappucci e 2'29" su Breukink. Quarto Delgado, decimo il suo luogotenente Indurain, che, allora nessuno se l'aspetta, farà suoi i prossimi cinque Tour. Sembra, infatti, il meno dotato, e forse lo è, della generazione del 1964, anno di nascita anche di Breukink, Alcala e Bugno! Quinto è lo spagnolo Lejarreta, un maratoneta delle due ruote, che, quasi ogni anno correva, nell'ordine d'allora, Vuelta, Giro e Tour (quindici volte tra i primi dieci della generale!). Settimo è Bugno, vincitore di giornata anche a Bordeaux, che ha corso il Tour dopo il trionfo al Giro e che, a parere di scrive, era il più forte in gara. Ma, non lo sapeva. Come lo sarebbe stato l'anno dopo, nel 1991, pur chiudendo secondo dietro Indurain. Ma, questa è un'altra storia.
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