Va da sé che non li ho visti correre. Ma, nessun appassionato di ciclismo può fare a meno di confrontarsi con due miti fondativi dello sport più duro e letterario che ci sia: Gino Bartali e Fausto Coppi. In occasione del centenario della nascita di Coppi, ha perciò senso tornare a domandarsi chi dei due sia stato più forte. Ma, una premessa è tuttavia necessaria. Si tratta di un confronto asimmetrico, impossibile da dipanare senza riferimenti fisiologici anche solo approssimativi. Tra i due, troppi lo dimenticano e lo dimenticavano anche grandi cronisti dell'epoca, più coppiani che bartaliani, Brera su tutti, correvano cinque anni di differenza. Quando Bartali s'imponeva all'attenzione generale, nella seconda metà degli anni '30, Coppi era ancora un garzone di bottega. Bartali vinse il Giro nel 1936 e nel 1937, quando cercò, per primo, la grande impresa di accoppiare il Tour al Giro. E solo una caduta nella tappa Grenoble-Briancon lo costrinse al ritiro, mentre indossava la maglia gialla. Nel 1938, Bartali vinse finalmente il Tour. Quando Coppi passò professionista nel 1940 e vinse subito il Giro, correva nella squadra di Bartali, che gli diede via libera per un successo che altrimenti non sarebbe arrivato. Per capirci, fatte le debite proporzioni e mutatis mutandis, qualcosa di analogo sarebbe accaduto nel 2004, quando Cunego ebbe via libera, perché tutti marcavano il capitano Simoni. So bene che, poi, Coppi divenne il campionissimo e Cunego no. Ma, torniamo a Coppi e Bartali. La guerra fermò l'attività agonistica per cinque anni. Nel 1946, il Giro li vide contendersi il successo fino alla fine e Bartali, 32 anni, vinse, battendo Coppi, 27 anni anni, secondo. Accadde il contrario nel 1947, sempre sulle strade del Giro. Poi, Bartali stravinse il Giro della Svizzera rifilando oltre 40' a Coppi. La rivalità era già fortissima e impegnava schiere pazzesche di tifosi dell'uno e dell'altro. Ma, Bartali era ancora più forte. L'anno dopo, 1948, Magni vinse il Giro, e Bartali, 34 anni!, trionfò al Tour, dieci anni dopo il primo successo. Qualcosa di mai visto e mai più ripetuto. E veniamo alla fisiologia. Nella storia del ciclismo, con l'eccezione di Horner, vincitore quasi a 42 anni alla Vuelta del 2013, nessuno ha mai conquistato Giro, Tour o Vuelta dopo aver compiuto 35 anni. Nessuno. I 34 anni sono sempre stati la soglia fatidica ed insuperata, per il successo in una delle tre grandi corse a tappe. E non c'è alcun mistero. Invecchiando, aumentano i tempi recupero, fondamentali in una grande gara a tappe. Quando nel 1949 Coppi stravince Giro e Tour, e Bartali è secondo sia in Italia che in Francia, Coppi ha 30 anni, Bartali 35. Da lì in avanti, Coppi vincerà ancora due Giri, nel 1952 e nel 1953, e un Tour, nel 1952, Bartali lotterà, si piazzerà, vincerà ancora tappe e corse di un giorno, come la Sanremo nel 1950. Ma, non più un grande giro, perché, non tanto lo sostengo io, quanto lo dichiara la storia del ciclismo, non avrebbe fisiologicamente potuto. Non può essere un caso se, dopo 102 Giri d'Italia, 106 Tour de France e 74 Vuelta a España (282 grandi corse a tappe), tolto Horner, nessuno abbia vinto dopo i 34 anni. Tanto precisato, risultati alla mano, Bartali ha vinto più di Coppi, ha sofferto la pausa della guerra più di Coppi. Che, quando non poteva vincere, sfuggiva al confronto e si ritirava. Mentre Bartali lottava fino alla fine. La sua teoria di piazzamenti, da sommare alle magnifiche vittorie, è di rara eloquenza. La stampa del tempo, non solo quella sportiva, preferiva il laico Coppi, più a la page, del devoto Bartali. Magnificava, e con ragione, le vittorie straordinarie di Coppi, dal 1949 in poi, sempre trascurando che, a quel punto, Bartali il meglio l'aveva già dato. Sarebbe accaduto lo stesso a Coppi, dopo la vittoria del Giro nel 1953, guarda caso a 34 anni. Sicché, irripetibile la rivalità tra Coppi e Bartali, ma autentica solo fino al 1948, questo è il mio pensiero. Alla fine della fiera, credo che Bartali sia stato più forte. Il più grande grimpeur, con Gaul, nella storia del ciclismo. Il più agonisticamente longevo. Campione, ancora pionieristico, di un ciclismo già moderno. Anche una classifica a punti, opinabile come ogni classifica, individua Bartali come il più forte dei due. E, capiamoci, parliamo di due miti del ciclismo.
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