È mancato Felice Gimondi. Uno dei massimi corridori della storia del ciclismo. Vincitore a 22 anni del Tour de France, nel 1965, seppe imporsi anche in tre Giri d'Italia e in una Vuelta a Espana. Dodici podi nelle grandi corse a tappe, di cui otto al Giro. Completo, forte in salita e sul passo. Vincitore allo sprint, ristretto, e a cronometro. Visse una rivalità leggendaria con il più grande di sempre, il belga Eddy Merckx. Che lo costrinse a molti secondi posti. Gimondi come Ettore, Merckx come Achille. Vinse prima che il fiammingo iniziasse a spadroneggiare e dopo che aveva smesso: vedasi il Giro del 1976. Togliendosi la soddisfazione di batterlo, più di una volta, anche durante il suo lungo regno agonistico. Si aggiudicò anche il mondiale e classiche monumento: due Giri di Lombardia, una Milano-Sanremo, una Parigi-Roubaix. Non aveva i polmoni di Coppi né lo scatto da grimpeur di Bartali. Ma fu secondo solo a loro due nel cuore dei tifosi italiani. Che non lo dimenticheranno.
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