Handanovic non è da Inter. Rovina la partita con due errori da principiante. Il primo da solo, sbaglia lo stop e procura il rigore per la Fiorentina. Il secondo in condominio con Telles, fuori posizione e Kondogbia, molle sul contrasto con Ilicic, che comunque avrebbe dovuto accompagnare sul fondo invece di farlo rientrare. Felipe Melo confuso sbaglia con costanza ed innesca spesso il contropiede viola. Squadra disunita, con Perisic boccheggiante Mancini che gioca al grande stratega e perde di brutto e Kondogbia, che confonde il calcio con il minuetto. Arriva pure il terzo gol della Fiorentina cui si somma l'espulsione di Miranda. Un disastro! In dieci, l'Inter ansima, mentre la squadra di Paulo Sousa, che sovrasta Mancini, organizza un torello a ritmi blandi. Mancini cambia uomini e posizioni che nemmeno ai tempo della democracia corinthiana di Socrates, ma con ben altri risultati. Medel gioca prima difensore centrale, poi terzino destro, poi torna a centrocampo. Santon parte a destra, va a sinistra e finisce difensore centrale! Una conduzione dilettantesca, quella di Mancini. Un gol arriva pure con Icardi, ma poi, Kalinic, con una faccia tolta dalle pellicole del neorealismo, incredulo, segna il terzo gol personale, il quarto della Fiorentina. E chiude una serata terribile per l'Inter. Per Mancini, sopravvalutato. Per Guarin, ma di lui si sa tutto. Per Felipe Melo, oggi controfigura comica del guerriero ammirato nelle prime cinque giornate. Per Perisic, che sembra uscito dalle ristrettezze di un lungo assedio. Per Palacio, che trascina quella treccina smunta senza costrutto. Un disastro. Inaspettato. Quello di squadra. Perché che Mancini non fosse all'altezza, l'ho scritto mille volte. Stesso discorso per Handanovic. #Mancinivattene!
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