Il Comitato Olimpico Internazionale ha disposto il rinvio dei giochi olimpici di Tokyo 2020. Si disputeranno non quest'estate, ma più avanti, non però oltre l'estate del 2021. Insomma, questo stramaledetto coronavirus - quale che sia stata la sua scaturigine, immagino destinata a rimanere nel campo delle probabilità e, pertanto, in certo senso, misteriosa - è riuscito dove avevano potuto solo le due guerre mondiali del 1900. Quando saltarono le Olimpiadi di Berlino 1916. Si sarebbero poi tenute nella capitale tedesca con 20 anni di ritardo, nel 1936. E quando saltarono le Olimpiadi di Tokyo, che ritorna come vedete, nel 1940, con slittamento al 1964!, e di Londra dal 1944 al 1948, perché la perfida Albione contava di più. Molti atleti, il prossimo anno, potrebbero non gareggiare per raggiunti limiti anagrafici o di tenuta atletica o di pazienza, a pensarci bene fa lo stesso. Una cosa, però, anzi qualcuna di più, sulla gestione dell'emergenza sanitaria voglio dire:
1. da anni, almeno due decenni, vanno in giro pellicole, le più rozze, su pandemie e variamente declinati cataclismi sanitari, con tanto di riferimenti ora all'eterna, leopardiana, ostilità della natura verso il suo ospite più illustre, l'uomo, ora con cenni a complotti e manovre oscure e sotterranee strategie d'ingegneria sociale;
2. molti studi scientifici vanno illustrando, e da lustri, era necessaria la virgola oxfordiana, la possibilità di pandemie letali;
3. la tecnologia avanza inesorabile (ma non onnipotente);
4. eppure, eppure, eppure il progredito mondo occidentale, cresciuto a weekend nelle capitali europee, Erasmus e spritz e idolatria della scienza, che però sa e non sa e aspetta di sapere un poco di più, si è fatto trovare gravemente impreparato. E non va oltre la quarantena, di cui siamo debitori alla Serenissima Repubblica di Venezia e bisogna andare indietro di secoli.
5. E così stiamo messi male, come nel 1348 e manca anche un Boccaccio che potrà scriverci un Decameron.