Nelle coppe europee, la storia parla chiaro, la Juve ha sempre stentato, non riuscendo a ripetere fuori dei confini nazionali i successi che invece le riuscivano facili al di qua delle Alpi. Anche perché all'estero non godeva di quella speciale protezione che con gentilezza espressiva va sotto il nome di sudditanza psicologica. Alla Juve, beninteso. La sconfitta di ieri sera contro l'Olimpiakos va letta alla luce di questa tradizione negativa, che vado a sintetizzare, confrontandola con quella ben più nobile dell'Inter. In 27 partecipazioni, senza considerare la stagione in corso, la Juve ha vinto due volte, giocato tre finali, due semifinali, cinque volte si è fermata ai quarti: i 12 migliori risultati. Se guardiamo all'Inter, invece, scopriamo che in 18 partecipazioni, nove meno della Juve, ha vinto di più, tre volte, giocato due finali, tre semifinali e quattro volte si è fermata ai quarti: i 12 migliori risultati. La Juve ha vinto la competizione all'undicesimo tentativo, l'Inter al primo, ed anche al secondo, per la verità. E potrei continuare. Anche il rendimento del Milan è nettamente migliore, del resto il Milan vanta sette vittorie tra Coppe dei Campioni e Champions League. La Juve, in Europa, è lontana parente di quella dominatrice in Italia. Sicché, nessuno stupore per la sconfitta di ieri. Prevedibile e tradizionale.