Asso del Benfica e della nazionale portoghese, di origini mozambicane, Eusebio si è spento a 71 anni, provato da una lunga malattia. Centravanti possente, dalla falcata ampia e dal tocco felpato, possedeva una straordinaria accelerazione che gli permetteva di seminare gli avversari più veloci. Si riveda la finale di Wembley che il Milan vinse contro il Benfica in Coppa dei Campioni nel 1963. Eusebio era letteralmente immarcabile. Le sue progressioni rimangono un unicum nella storia del calcio, se si escluda il Ronaldo del Barcellona e del primo anno all'Inter. Vinse tutto in patria, segnò caterve di gol sia in Portogallo che in giro per l'Europa, fu capocannoniere, con nove centri, ai mondiali inglesi del 1966, dove i lusitani eliminarono il Brasile e conquistarono uno storico terzo posto. La potenza del suo tiro era inarrivabile, paragonabile soltanto a quella di alcuni mancini, come Puskas, Rivelino, Eder, Recoba. Ma, ed è questa la particolarità, Eusebio era destro. Ha chiuso la carriera, sebbene ci siano pareri discordi sulle sue reti ufficiali, con 626 gol. Da quello che mi risulta è il quinto cannoniere più prolifico della storia del calcio, dopo Pelé, Romario, Gerd Muller e Puskas. Che la terra gli sia lieve.