Giorno curioso, questo 5 maggio. Giorno fatale? Lo sono tutti i giorni dell'anno. Accade alle volte, però, che un giorno assuma e mantenga un'eco diversa. L'ode manzoniana a Napoleone, che il 5 maggio 1821 chiuse gli occhi nel triste e sperduto esilio di Sant'Elena, ebbe risonanza pari all'evento medesimo da cui traeva ispirazione: la morte dell'imperatore o del terribile tiranno, a seconda degli opposti punti di vista, che aveva dominato la scena politica e militare, anzi, militare e politica dell'ultimo quarto di secolo. Qui parliamo, quasi sempre, di sport. E, si parva licet componere magnis, il 5 maggio del 2002 si consumò il maggior dramma della storia sportiva nerazzurra: l'Inter perse uno scudetto sul campo della Lazio, nell'ultima giornata di un campionato che aveva condotto dal principio. In un post recente, ho spiegato che fu soprattutto Cuper a determinare quella sconfitta. E il ricordo, oggi 5 maggio 2020, di Napoleone Bonaparte mi suggerisce un'altra idea, che potrebbe contribuire a spiegare cosa accadde quel giorno all'Olimpico. Napoleone diceva di volere generali più fortunati che bravi. Anche, forse, perché confidava nelle sue eccezionali capacità strategiche. Ecco, diciamo che Cuper, il 5 maggio 2002 non solo non fu bravo, ma nemmeno fortunato. Otto anni dopo, il 5 maggio del 2010, l'Inter di Mourinho, egli sì condottiero di stoffa napoleonica, vinse la finale di Coppa Italia contro la Roma, con un gol guascone di Milito: fu la prima tappa del triplete, completato da scudetto e Champions League nello spazio di pochi giorni.
Napoleone Bonaparte |