I dubbi su Vingegaard
Della prestazione sbalorditiva di ieri, spintasi oltre i limiti fisiologici conosciuti, ho già scritto. E hanno scritto tutti. Vingegaard, che ha tono sobrio e garbato, già qualche giorno fa aveva detto che i dubbi su di lui e le sue prestazioni, come sulle prestazioni di altri corridori, sono legittimi e persino utili al ciclismo. Io, francamente, penso che abbia molto talento, Vingegaard. Certe prestazioni sono impossibili senza una solidissima base di talento. Il dubbio su Vingegaard è lo stesso che mi suscitò Indurain: il salto repentino a risultati straordinari, non pronosticati e non annunciati. Ora, Vingegaard, classe 1996, passa al professionismo nel 2019. La sua prima grande corsa tappe è la Vuelta a Espana del 2020: arriva quarantaseiesimo a 1h e 57' dal vincitore Roglic. Nel 2021, al Tour de France, è già secondo, a 5'20" da Pogacar. Ecco, un miglioramento di questo tipo, nello spazio di un anno, è eccezionale, nel senso proprio di rottura delle regole della normalità. Insomma, di solito, non succede. Di qui, i miei dubbi. Ma, i campioni sono capaci di risultati fuori norma. I 4,3 secondi al km guadagnati su Pogacar nella sedicesima tappa del Tour de France 2023, ieri, sono di nuovo qualcosa di mai visto, di mai osservato. Di più, però, non si può dire.
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