Chi era Giorgio Chinaglia
Un centravanti immarcabile, nelle giornate di grazia, per un rapporto peso/potenza, per indulgere al linguaggio del ciclismo, che ha avuto pochi riscontri nella storia del calcio. Giorgio Chinaglia - cresciuto calcisticamente in Galles, svezzato nell'Internapoli, eroe ineguagliato del primo scudetto della Lazio, stagione 1973/74, 24 gol e capocannoniere, meteora in nazionale e pioniere dominatore del calcio a stelle e strisce nei Cosmos di New York - da un punto di vista tecnico, non andava oltre la sufficienza. Tuttavia, spalle alle porta, non c'era modo di portargli via un pallone. Perentorio nel gioco aereo, aveva tiro violento, secco e preciso. Ma la sua vera forza era la progressione, quando s'ingobbiva palla al piede e travolgeva ogni ostacolo. Come Nordahl negli anni '50, come, ma meno, Vieri, tra i '90 e '00. Chinaglia fu discusso e controverso, leader di una delle due fazioni in cui la Lazio del saggio Maestrelli era spaccata in settimana, salvo poi, in campo, compattarsi e vincere. E, in campo, Chinaglia diventava il condottiero di tutta la squadra. Delle sue imprese e dei suoi errori hanno scritto in tanti. Una cosa però, al netto del suo valore grande di calciatore cui ho accennato sopra, va ricordata. Amava visceralmente il calcio Chinaglia. Proprio nel 1974, incise una canzone dei fratelli De Angelis, gli autori di tutte le musiche dei film di Bud Spencer e Terence Hill, per capirci. S'intitolava: I'm football crazy! Ecco, in quel titolo, c'è tutta la storia d'amore di Chinaglia con il calcio.
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Giorgio Chinaglia |
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