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venerdì 24 aprile 2020

I tre fratelli Pelissier: eroi del ciclismo francese

Le famiglie nello sport meritano e sempre suscitano le attenzioni della stampa. Il calcio è pieno di esempi parentali e qualche volta dinastici, di padri e di figli, Valentino e Sandro Mazzola, Cesare e Paolo Maldini, Juan Roman Veron e Juan Sebastian Veron, di fratelli, molti olandesi, i gemelli Renè e Willy Van de Kerkhof, Ronald ed Erwin Koeman, i gemelli Ronald e Frank De Boer, Beppe e Franco Baresi, Socrates e Raì (i brasiliani giocano con cognomi e soprannomi). Tra le due guerre, nel novecento, di figli se ne avevano più di oggi, i fratelli venivano ricordati con numero romano di fianco al cognome, i tre fratelli Cevenini, i cinque fratelli Sentimenti. Ecco, proprio in quell'epoca, tra le due guerre e un poco prima, nel ciclismo francese s'avviò l'epopea leggendaria e romanzata di tre fratelli: Henri Pelissier, classe 1889, il maggiore e il più forte e il più inquieto, Francis Pelissier, classe 1894 e Charles Pelissier, classe 1904. 
Henri Pelissier
Il maggiore dei Pelissier è il più vincente dei tre. Vince il Tour de France del 1923, davanti ad Ottavio Bottecchia, ma si aggiudica anche una Sanremo, due Roubaix e tre Giri di Lombardia. Un asso negli anni dieci. Evita la Grande Guerra perché riformato alla visita di leva pour faiblesse de constitution, per debolezza di costituzione. Lui! Un corridore ciclista dell'epoca eroica, uno che affronta tappe di centinaia di chilometri, che partono alle tre di notte e si concludono dopo dodici, tredici, quattordici ore. Henri Pelissier ha un'indole ribelle e una personalità preponderante. Tiene testa al dispotico e geniale Henri Desgrange, patron del Tour, cui rimprovera la crudeltà dei percorsi e la durezza ostile dei regolamenti. Al Tour del 1924, che vincerà Bottecchia, Pelissier va in collera per una perquisizione. Gli trovano addosso due, tre maglie. Perché la notte fa freddo - si parte di notte - e lui ne mette qualcuna di più. E non vede perché non si potrebbe. La sua rabbia esplode, fino al ritiro. In quest'occasione, racconta la vita grama dei "forzati delle ruote" e confessa un ricorso al doping, che all'epoca è ammesso, nel senso che non è vietato e nessuno se ne preoccupa: "Noi soffriamo dalla partenza all'arrivo. Volete vedere come corriamo?...c'è la cocaina per gli occhi...c'è il cloroformio per le gengive...noi corriamo sulla dinamite". Racconta il Tour come una chemin de croix, una via crucis, con una stazione in più, visto che le tappe del Tour di allora sono quindici. La sua vita, che racconta fino ad un certo punto anche in un romanzo a puntate, terminerà tragicamente, ucciso da un colpo di rivoltella dell'amante una decina di anni dopo.
Henri Pélissier - Wikipedia
Henri Pelissier (FRA)
Francis Pelissier
Fu il meno dotato dei tre fratelli, gregario di lusso di Henri. Campione nazionale nel 1921, quando si annesse anche una Parigi-Tours, vinse una tappa al Tour e si piazzò in varie classiche. Fu anche il più longevo dei tre e insegnò ciclismo agli svizzeri Kubler e Koblet e al sommo Anquetil.
Charles Pelissier
Il più giovane della dinastia. Vinse sedici tappe al Tour de France, otto delle quali nell'edizione del 1930! A lungo, questo delle otto vittorie in un solo Tour, fu un primato solitario. Poi, eguagliato negli anni '70 da Merckx, tanto per cambiare, e Maertens.

martedì 17 marzo 2020

Milano-Sanremo 1920: 100 anni fa vinceva Belloni

Il 25 marzo 1920 si svolse la tredicesima edizione della Milano-Sanremo. Vinse Gaetano Belloni davanti all'asso transalpino Henri Pelissier, che a Sanremo aveva già trionfato nel 1912, che aveva conquistato la Roubaix un anno prima e avrebbe vinto il Tour de France tre anni dopo. Terzo il primo campionissimo del ciclismo italiano, Costante Girardengo, che alla Sanremo vinta nel 1918 ne avrebbe aggiunte altre cinque, restando per decenni il primatista di trionfi nella classicissima, fino all'avvento di Merckx, capace di alzare sette volte le braccia sul traguardo della cittadina ligure. Un ordine d'arrivo, quello della Sanremo 1920, clamoroso. Un'altra Italia, che usciva dalla tragedia della prima guerra mondiale e dalle decimazioni della terribile influenza spagnola. Piazze incandescenti, fabbriche occupate o serrate, scontri tra socialisti e fascisti, D'Annunzio a Fiume. Miseria dappertutto. Perché ricordo la Milano-Sanremo del 1920? Perché, quest'anno, la Milano-Sanremo non si correrà. Salvo sorprese.