A cadere si cade, nel ciclismo. Eppure cadere è qualche volta anche il segno di una condizione approssimativa oltre che di sfortuna. Ma, il punto nemmeno è questo. Nibali, nella prima vera tappa di questa Vuelta 2015, cade, si rialza, insegue, forse presente che, davanti tutti i migliori, la corsa sta per scappargli via ancor prima di cominciare, teso anche dalla concorrenza interna all'Astana di Aru e di Landa. E che fa? Si attacca all'ammiraglia. Lo vedono, perché nel ciclismo moderno ti vedono. Finisce la corsa, attardato di circa un minuto rispetto ai rivali per la vittoria finale e poi, come da regolamento, lo squalificano. Una brutta uscita di scena la sua. Figlia dell'ansia e della paura di non farcela. Altra spiegazione non c'è.