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venerdì 20 novembre 2020
Serie A 1984/85: il campionato più ricco di campioni
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venerdì 5 aprile 2019
Dirceu: un sinistro che cantava. La rivalità con Zico nel 1978
Arrivò in Italia, al Verona, nel 1982, che aveva già 30 anni e la migliore carriera alle spalle. Un brevilineo dalle cosce possenti, la corsa facile, aveva vinto molto nel mezzofondo da ragazzo, ed un sinistro fatato. Dal quale partivano tiri di rara potenza e più rara precisione. In serie A, a Verona, a Napoli, ad Ascoli, a Como, ad Avellino, si vide sempre con la maglia numero 10 sulle spalle, ma, Dirceu era una mezzala classica, che in Brasile aveva spesso giocato sulla fascia. Lì, lo voleva Tele Santana, allenatore della mitica compagine verdeoro, che riuscì a perdere contro l'Italia di Bearzot nel 1982, in una partita divenuta proverbiale. Dirceu, che aveva già giocato i mondiali tedeschi del 1974 e quelli argentini del 1978, costringendo, udite, udite, il galinho Zico alla panchina, in Spagna vide il campo solo per mezzora. Difficile ritagliarsi uno spazio in quel centrocampo stellare, guidato da Falcao, illuminato da Socrates, puntellato da Cerezo, innervato dalla corsa elegante di Junior e dalla potenza di Eder e sublimato dal grande rivale Zico, che contendeva a Maradona il titolo di miglior giocatore del mondo. Cambiò un mucchio di squadre in carriera, Dirceu, sempre adattandosi a nuovi compagni e nuovi stili gioco. Gol da 25 e passa metri, favolose punizioni, lanci illuminanti. Gli è mancata la fortuna, sul campo, avendo solo sfiorato le vittorie che avrebbe meritato, e nella vita, da cui si congedò troppo presto per un incidente stradale. Il suo tiro fece scuola.
giovedì 17 maggio 2018
Storia dei mondiali di calcio: il leggendario Brasile 1982
Non vinse. Anzi, perse 3-2 contro gli azzurri, nella seconda partita di un formidabile secondo turno eliminatorio, che raggruppava, oltre al Brasile, l'Italia, per l'appunto, e l'Argentina campione del mondo in carica. Epperò, non si ha memoria di una squadra altrettanto bella e fantasiosa e ricca di talenti multiformi. Forse solo il Brasile del 1970, che aveva però una difesa più forte. Il Brasile del 1982, che vide infrangersi contro una grandissima Italia i propri sogni di gloria, annoverava tra le proprie fila il genio calcistico di Zico, il più rapido ed acrobatico numero 10 che mai si sia visto. Le sue punizioni, segnò così contro la Scozia, erano calci di rigori. La corsa elegante di Junior, costretto da esigenze di copione a recitare da terzino sinistro, lui che era un 10 a propria volta. La sapienza strategica di Falcao, il comandante del gioco, destro e sinistro, testa sempre alta, tiro secco. Il mancino tonante di Eder, che alternava conclusioni violentissime a tocchi morbidi. La falcata regale di Socrates, il capitano neghittoso, il virtuoso del colpo di tacco e del gioco di prima. Basti dire che il meno tecnico, a centrocampo, era Cerezo. Un altro fenomeno. Il pallone, accarezzato da questi maestri del gioco, viaggiava velocissimo, da destra a sinistra, a fiammate. Ecco gli 11, di 15, gol più belli, che quel Brasile, allenato da Telé Santana, segnò al Mundial spagnolo del 1982.
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