Riflessioni sull'Italia di Mancini e gli spareggi: quanto conta la fortuna?
La cronaca ha le sue esigenze, è spesso sbrigativa, frequentemente cinica e generalmente smemorata. Ora, venendo all'Italia di Mancini, finita nel purgatorio degli spareggi dopo aver impattato due volte con la Svizzera ma anche una volta con la Bulgaria e, ieri, con la modestissima Irlanda del Nord, credo sia giusto ricordare il successo estivo all'Europeo. Che resterà negli annali e i cui meriti vanno riconosciuti anche, e prima di tutti, a Mancini. Tuttavia, quel successo era stato celebrato con troppa enfasi ed omettendo la parte, cospicua, che pure vi aveva svolto la fortuna. Contro la Spagna e l'Inghilterra, in modo particolare. Chiunque abbia il ricordo degli ultimi 40 anni di calcio, sa quanto meno fortunata sia stata l'Italia di Vicini, la più forte dopo quella del 1982, nel 1990 - e il tecnico commise la sua parte di errori nella semifinale con l'Argentina - e quanta buona sorta abbia avuto invece l'Italia di Sacchi nel 1994 e, almeno in finale, l'Italia di Lippi nel 2006. E questo per dire che in uno sport collettivo come il calcio, dentro una competizione breve in modo particolare, per vincere la bravura può non bastare. E sovente non basta. Ecco, tutto ciò nella narrazione di Euro 2020 è mancato. Si è straparlato di calcio arioso, di dominio del campo. La verità è che contro gli avversari più forti l'Italia ha sofferto tanto e vinto ai rigori. Dopo l'estate, quella stessa Italia ha mostrato la corda di limiti già evidenziati agli Europei, senza più il soccorso della buona sorte. Lo scadimento di forma di alcuni giocatori, l'insistenza di Mancini su altri, Jorginho, che da sempre considero sopravvalutato, e la riluttanza a proporre una trama di gioco diversa hanno fatto il resto. Il miglior azzurro, prima che s'infortunasse, era stato Spinazzola. Uno che faceva la cosa più antica e più difficile e più utile. Dribblava. E scardinava così le difese avversarie. Non sono state trovate - e nemmeno cercate - alternative a quella fonte di gioco. Mancava un centravanti forte e manca ancora. Non possono esserlo Scamacca o Raspadori, spesso riserve nel Sassuolo. Forse avrebbe meritato un'occasione un grande mestierante del gol come Destro. Barella è stanchissimo, anche nell'Inter è giù di condizione da un mese e più. Ecco, su tutto questo, Mancini avrebbe potuto lavorare meglio. Non so cosa sarebbe cambiato. Ma sarebbe la valsa la pena di provarci, rinunciando all'inutile e stucchevole fraseggio dal basso, ai mille tocchi sulla trequarti, aumentando e qualche volta forzando le conclusioni dalla distanza. Detto questo - per concludere - l'Italia non è improvvisamente diventata mediocre. Semplicemente, non era uno squadrone quando ha vinto l'Europeo. Ma possedeva una fiducia persino esagerata nei propri mezzi, non eccelsi. Ieri, sulla trequarti, la palla veniva sempre passata indietro, segno di paura e di scarsa personalità, soprattutto di sfiducia. Per superare gli spareggi e andare ai mondiali in Qatar, l'Italia dovrà impegnarsi a fondo, trovare alternative in uomini e schemi, ritrovare uno straccio di convizione e, sì, avere anche fortuna.
I nostri cronisti sportivi sono scolastici nel raccontare le vicende pallonare. Incensano chi vince e criticano chi non lo fa. L'Italia di euro 2020 ha molti meriti, senza dubbio. In primis, aver mostrato quella unità d'intenti che troppo spesso, in passato, in altre competizioni, qualche prima donna aveva fatto venire meno. E a Mancini gliene va dato atto. Però la buona sorte ha giocato il suo ruolo, come inevitabile. Sarebbe stato giusto tenerne conto quando si è inziato il girone eliminatorio per i mondiali. Un girone in cui conta arrivare primi ed il tuo competitor è una signora squadra come la Svizzera non può essere ragionevolmente giudicato abbordabile. Chi si è spresso in questi termini, evidentemente aveva le idee confuse e pensava che la vittoria di giugno ci avesse tramutato in una sorta di dream team. L'Italia ha fallito un compito non proibitivo, ma neppure facile, ha giocato male, non ha avuto la fortuna degli europei ed ora dovrà sputare sangue nei play off. Pernsonalmente non ho esagerato nei complimenti a luglio e non intendo farlo nelle critiche ora. Vedremo cosa accadrà. Il recupero di Immobile, giocatore fondamentale, delle due ottime mezzali della Roma, e dell'ottimo Verratti potrà essere risolutivo.
RispondiEliminaCondivido. Manca soprattutto Zaniolo.
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