I 54 anni di Nicola Berti, bandiera nerazzurra
Difficile da credere, per chi abbia ancora nella mente il ciuffo ribelle di quando arrivò, ventunenne, da Firenze; la cavalcata impetuosa di Monaco di Baviera; le sette reti sette, tutte su azione, dello scudetto dell'89; il gol nel derby del 1993, annunciato e realizzato, dopo dribbling su Maldini e tunnel a Costacurta, punizione di Sosa e suo tremendo colpo di testa; il rientro nella primavera del 1994, salvezza, va da sé e Coppa Uefa, con firma in semifinale e in finale, replicando il gol nell'altra Uefa vinta nel 1991; le accelerazioni violente, le scivolate audaci, i tiri al volo; il gusto della polemica e le battute mordaci, gli aforismi beffardi che escogitava come solo Peppino Prisco. I milanisti, quando avevano la squadra più forte, fischiavano sempre loro due: Berti e Prisco. Fischi di paura e di rispetto. L'apologia dell'interismo, questo era ed è Berti. Difficile da credere, dicevo, che Nicola Berti compia oggi 54 anni. Non li dimostra. Invecchiato per niente. Come non sono invecchiati i ricordi delle sue prodezze, che scemarono negli ultimi anni solo per due infortuni dolorosissimi alle ginocchia.
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Nicola Berti |
Nato ala destra, divenne con Trapattoni, che doveva farlo coesistere con Bianchi, mediano d'assalto, guastatore, un moschettiere, d'ascendenza guascona, del centrocampo più forte della storia nerazzurra: con lui e Bianchi, c'erano Matteoli e Matthaeus. Pensando all'Inter, si pensa a Berti. Tra i primi.
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