Quando Gianni Brera coniò, per la sfida tra Inter e Juve, o Juve e Inter, la locuzione fortunatissima derby d'Italia, correva l'anno 1967. Aldo Moro era, per la terza volta, Presidente del Consiglio dei Ministri, guidando un governo di centro-sinistra, Giuseppe Saragat, socialdemocratico, era Presidente della Repubblica. L'Italia stava smettendo gli abiti del paese rurale, la dorsale appenninica cominciava a spopolarsi, Milano, Torino e Genova continuavano ad accogliere emigrati dal meridione e dalle isole. Mutavano i costumi. Ma, ancora non c'era stato lo sconquasso che avrebbe portato il 1968. Dentro gli stadi, non esisteva il tifo organizzato, c'erano pochissimi posti a sedere, ci si andava con giacca e cravatta. E cappello, molte volte. Le immagini di repertorio, tutte rigorosamente in bianco e nero, le canzoni, le acconciature, i volti, tutto, a rivederlo, rimanda ad un mondo che oggi appare lontanissimo, sfumato. Olio su tela. Ecco, sono passati 51 anni, e sembrano, tale è l'effetto straniante provocato dal confronto con i nostri giorni, molti di più. E il derby d'Italia, prima della trovata breriana, era già tale da molti anni. Nel tempo, la rivalità tra Inter e Juve è cresciuta o diminuita, secondo i casi e le occasioni e gli interpreti. Venerdì 7 dicembre, l'ennesimo capitolo di questo grande libro popolare italiano.
Nessun commento:
Posta un commento