Diciannovesima tappa del Giro d'Italia 2018, da Venaria Reale a Bardonecchia, con in mezzo il Colle delle Finestre ed il Sestriere. Froome inventa un attacco d'altri tempi, ad oltre ottanta km dal traguardo, sullo sterrato del Colle delle Finestre. E stacca tutti. Guadagna in discesa, ancora sul Sestriere. Simon Yates naufraga letteralmente. Mentre Aru si era già ritirato da tempo, all'esito di un Giro tremendo per le sue ambizioni. Cede anche Pozzovivo. Inseguono, a distanza, Tom Dumoulin, Carapaz e Miguel Angel Lopez e Thibaut Pinot, che, con tutti i suoi difetti, che certa stampa si diverte ad esagerare, non molla e dimostra quanto conti il fondo nelle grandi corse a tappe. Quello che è mancato a Yates. Ma, l'impresa è tutta di Froome. Mai così audace nelle sue quattro vittorie al Tour. Azione formidabile la sua, per ideazione e realizzazione. Era dalla tappa di Saint Etienne, Tour 1990, che non vedevo un simile sconquasso in classifica in una sola tappa. E, quella di oggi, con certi colli mitici, è stata assai più spettacolare. Sulla salita finale dello Jafferau, Thibaut Pinot stacca Tom Dumoulin, che, tuttavia, con il motore diesel che ha, si sforza di salire con il proprio passo. Si lotta per la maglia rosa. Il vantaggio di Froome, quando Pinot e Dumoulin hanno iniziato lo Jafferau, è intorno ai 3'10". Dopo la tappa dello Zoncolan, arriva il bis di Chris Froome a Bardonecchia. Secondo l'ecuadoriano Carapaz, terzo, Thibaut Pinot, quarto Tom Dumoulin, che arriva a 3'21" da Froome, che prende la maglia rosa. Froome dovrà domani, nella ventesima tappa da Susa a Cervinia, difendere il primato conquistato oggi. Ci riuscisse, si assocerebbe al club esclusivo dei corridori capaci di vincere tutti i tre grandi giri: Giro d'Italia, Tour de France e Vuelta a Espana. Vale a dire, Anquetil, Merckx, Hinault, Contador e Nibali.
Ecco la classifica generale dopo diciannove tappe:
Ecco la classifica generale dopo diciannove tappe:
- Chris Froome
- Tom Dumoulin a 40"
- Thibaut Pinot a 4'17"
Mai avrei creduto di vedere una roba del genere, come distacchi penso si debba tornare alla terza tappa del Tour of Qatar 2005 quando la CSC distrusse il gruppo nel vento piazzandone 6 nei primi 8 e il ventesimo arrivò a mezz'ora (escludendo ovviamente le fughe bidone), come azione di uomo da classifica in un grande giro addirittura a Chiappucci al Tour '92, e non sono certo nemmeno che abbia fatto da solo la stessa distanza perché andò via a 200 km dall'arrivo ma era un gruppetto e non ricordo esattamente quando rimase solo, un quasi uno contro uno (de facto Reichembach rallentava Dumoulin e gli altri erano al traino) del genere è roba da ciclismo epico, l'avesse fatto un italiano a quest'ora lo paragonavano direttamente a Coppi e Bartali.
RispondiEliminaÈ così. E, per come la vedo io, la proverbiale impresa di Froome è anche figlia della sua nuova vulnerabilità. In passato, sarebbe stato impossibile staccarlo in salita. In questo Giro, invece, è successo almeno tre volte. E Froome come ha reagito? Con attacchi solitari sulle accese più dure: Zoncolan e Colle delle Finestre. Sul serio, come facevi notare, la cavalcata di ieri ha qualcosa del ciclismo di Bartali e Coppi, di Robic e Koblet e Kubler e Magni. Dell'epoca d'oro delle due ruote, insomma. A Froome va riconosciuto.
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