Il Pescara di Zeman sta raccogliendo successi ripetuti, attraverso quel gioco spettacolare, perché ardito ed arrischiato, che costituisce il marchio di fabbrica del tecnico boemo. Non condivido, tuttavia, l'agiografico commento che gli ha dedicato Sconcerti nel suo blog sul Corriere, laddove lo indica come il miglior uomo di calcio in attività. Zeman, soprattutto ai tempi della Lazio, ha avuto la possibilità di allenare grandissimi giocatori. Ha il merito, non c'è dubbio, di avere scoperto molti talenti fino ad allora inespressi, uno su tutti Giuseppe Signori. Tuttavia, a mio modo di vedere, ha sempre difettato di pragmatismo. Raramente ha rinunciato alla difesa "alta", anzi altissima, che esponeva le sue squadre al rischio di clamorosi contropiede e spesso ha trascurato di dedicare alla fase difensiva più in generale l'attenzione necessaria. Gli otto gol subiti con il Foggia dal Milan restano un episodio clamoroso. Ricordo anche, ai tempi della Roma, una vittoria dell'Inter all'Olimpico per 5-4: la Roma aveva dominato la partita, ma, giocava con una tale spensieratezza che fu facile per l'Inter di Hodgson, anno 1999, uno dei meno felici della storia nerrazzurra, affondare i colpi. Insomma, Zeman ha meriti certi, dalla cura della preparazione atletica, al gioco arioso, permesso da attaccanti esterni capaci di aggirare le retroguardie avversarie, dall'uso costante del fuorigioco alle rapide verticalizzazioni. Tuttavia, se fosse stato meno ortodosso, se avesse tenuto in maggior conto gli avversari, adattandovi un poco le sue squadre, probabilmente avrebbe colto quelle vittorie che gli sono mancate e gli mancano.
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