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lunedì 12 luglio 2010

Spagna campione del mondo

Doveva essere Spagna. Spagna è stata. Più squadra, più tecnica, più forte. L'Olanda aveva già fatto il possibile. Senza un centravanti, che non poteva essere Van Persie, aveva vissuto dei lampi di Sneijder e di Robben. Ieri, invece, approssimativo al tiro. Gli uomini del paziente Del Bosque, sempre rilassato in panchina, con l'aria di chi stia lì per caso, salvo capirne più degli altri, ha comandato il gioco. Meno del solito, è vero. Ma, comunque gli spagnoli si sono incaricati di fare la partita. Ha deciso il gol di Iniesta, il piccolo uomo dalle accelerazioni affilate come lame, a pochi minuti dalla spietata ordalia dei rigori. Indovinata la mossa di Fabregas. Centrocampista dal pensiero verticale, che ha spostato gli equilibri di una gara dura e bruttina. E' il secolo d'oro della Spagna. I nuovi conquistadores, però, abbandonate armi ed armature, non cercano più oro e potere. Ma, fama e gloria. Nel calcio. Anzi, in tutto lo sport. E l'Italia, ora come allora, sta guardare.

2 commenti:

  1. Il trionfo dell'uomo qualunque. Questo è quanto ha sentenziato SudAfrica 2010.
    In vetta al mondo arriva Del Bosque.
    Un uomo sobrio, pacato, capace di mettersi al servizio della rappresentativa cha allena senza inoppoertune manie di protagonismo.
    Un po come l'uomo che gli ha conteso il successo sino all'ultimo respiro.
    Forse altri timonieri dovrebbero riflettere sull'avvedutezza di certi loro atteggiamenti...
    dovrebbe farlo Maradona, che decide di privarsi della spina dorsale dell'Inter campione d'italia e d'europa?
    dovrebbe farlo Dunga, che esclude Pato e affida al centrocampo a Felipe Melo, incubo ricorrente dei supporters bianconeri?!
    senza dimenticare l'indisponente Lippi, il quale fa le sue scelte come se il campionato di serie a 2009/10 non si fosse mai disputato?
    Hli dei del calcio hanno degnamente ricompensato tanta spocchia e mi auguro che ciò sia da monito al neo ct Prandelli...

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  2. Molti allenatori, in effetti, seguono logiche tutte loro: avventurose ed inconcludenti. Lasciandosi guidare, piuttosto che dal buon senso, da un sentimento di sfida verso la critica e verso il pubblico. Il campo, poi, giudica. Anche molto severamente.

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