La semifinale che non ti aspetti opporrà l'Olanda all'Uruguay. Tiferei, in astratto, per l'Uruguay. Per la profonda antipatia che sento per gli olandesi, per la loro cultura, vaporosa e lassista, rintontita da un continuo vento che giustamente spazza quelle povere terre strappate al mare, e per la loro lingua, che, ormai, è l'inglese. Cioè il linguaggio delle colonie, meritato contrappasso per un popolo di spietati colonizzatori. Tuttavia, avendo Tabarez impedito a me ed a pochi altri nostalgici di un calcio sbarazzino e spettinato, quello che Recoba ha giocato meglio di chiunque altro, di gustarlo per un'ultima volta al mondiale, mi manterrò neutrale. E non mi dispererò se vincerà l'Olanda. Che non è più, del resto, quella squadra ricca di anarchia e di albagìa, di Cruijff e di Krol, ma una formazione prudente del mancino Robben e del magistrale Sneijder, peraltro convertito al cattolicesimo di recente. Con buona pace di Max Weber e di tutti i tristi ammiratori dell'etica protestante, che tanta parte ha avuto nella storia dei Paesi Bassi. Nomen omen, appunto.
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