Sono stato critico nei suoi confronti dall'inizio. Difende la porta dell'Inter dal 2012, da nove lunghe stagioni, Handanovic, colossale portiere sloveno che arrivò con la fama di para-rigori e che, da subito, ha mostrato fondamentali insufficienti. Lentezza ad andare a terra sui tiri incrociati, prese goffe e impacciate, respinte verso il centro dell'area, errori frequentissimi di piazzamento e uscite ora tardive ora svagate, per tacere del pezzo forte del suo repertorio: la parata ipnotica. Il pallone fissato, restando immobile, e sperando che esca. Tante volte è entrato. Brillante lo ricordo solo nell'autunno del 2015, quando visse un paio di mesi di grazia, contribuendo al primo posto, provvisorio va da sé, dell'Inter del Mancini II. Non conto le papere, nel numero di 5 o 6 a stagione con picchi di 9 o 10. Il secondo gol preso dalla Juve, sul suo palo, nel 2018, resta il più assurdo che mi sia capitato di vedere. Nelle ultime tre partite di questo campionato ha commesso tre giganteschi errori. Costati quattro punti tra Napoli e Spezia. Ieri, solo il fischio arbitrale sull'intervento di Faraoni gli evitato l'ennesimo pasticcio. Presa sbagliata, come gli ha fatto notare platealmente Bastoni. Handanovic non è all'altezza dell'Inter. Che vincerà lo scudetto ma, poi, subito dopo, dovrà congedare Handanovic. Che, tutt'al più, potrebbe essere retrocesso al ruolo di secondo portiere. Tutt'al più. Che sia stato titolare all'Inter per 9 anni di fila è il segno del periodo difficilissimo vissuto dai nerazzurri. Periodo che, però, possiamo considerare alle spalle.