Bella notizia per il Giro e bella per lui. Peter Sagan dovrebbe essere al via del Giro d'Italia 2020, presentato ieri. Debutto a 30 anni per l'asso slovacco. Era ora che colmasse questo vuoto agonistico. Nella carriera di un fuoriclasse epocale, come lui, non poteva mancare una partecipazione alla corsa italiana. E non dovrebbe mancare qualche affermazione parziale: Sagan vanta già 116 vittorie da professionista. Ci sono almeno sei o sette tappe alla portata di Sagan nel tracciato del 2020, con annessa speranza di vestire la maglia rosa. Sagan, si sa, è cresciuto agonisticamente in Italia. In Veneto. Tornerà a gareggiarci con ambizione di successi. Cosa che non accadde per Tom Boonen, che si decise a correre il Giro solo nel 2015, due anni prima del congedo, rimanendo all'asciutto di successi di tappa e ritirandosi precocemente. Avrebbe dovuto pensarci prima. Come prima avrebbe dovuto pensarci Saronni, che fu al via del Tour de France solo nel 1987, a 30 anni, quando la parte migliore della sua folgorante carriera era già alle spalle: si ritirò, senza mai poter alzare le braccia sul traguardo. Ecco, nelle carriere spettacolari di Saronni e Boonen si notano le caselle vuote di trionfi, rispettivamente, al Tour e al Giro. Ciò che, verosimilmente, non accadrà a Sagan.