Addio a Gerd Müller. Il Centravanti
A quasi 76 anni, se n'è andato Gerd Müller, stella del Bayern Monaco anni '60 e '70 e della Germania Ovest campione d'Europa (1972) e campione del mondo (1974). Centravanti compatto (1,76 m per altrettanti o poco più kg di peso) ma tremendo. In area fulmineo e rapace, ma altresì abilissimo spalle alla porta, stop, girata e tiro improvviso. Non c'era palla vagante su cui non si avventasse, con un senso dell'anticipo poi rivisto solo in Paolo Rossi e, parzialmente, in Gary Lineker. Non c'era marcatura - ai tempi suoi si marcava soprattutto a uomo - cui non sapesse sfuggire con movimenti di raro acume. A proprio agio di destro e di sinistro e di testa. Oltre 700 gol tra i professionisti, 68 reti in 62 partite in nazionale. Capocannoniere, con 10 gol, ai mondiali messicani del 1970. Quell'anno fu anche insignito del Pallone d'Oro. Calciatore iconico. Da anni, mentalmente, era entrato in un cono d'ombra. La sua gloria calcistica, invece, non passerà. Non è stato soltanto un grande, grandissimo centravanti. Ma, il Centravanti. Tendeva alla pinguedine Gerd Müller e il suo profilo era spesso arrotondato. Probabilmente, nei test atletici moderni avrebbe riportato prestazioni mediocri. Bruciava tutti sul tempo, però. Trovava sempre la porta. Anche solo sfiorando il pallone. Un animalesco senso del gol. Avrebbe fatto gol a iosa in qualunque epoca. Li farebbe anche oggi. Anzi, oggi ne segnerebbe persino di più, contro gli imbolsiti marcantoni disposti a zona.
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