Conte gioca con i suoi uomini. Fuori Eriksen, che non sa valorizzare, e centrocampo a tre con Barella, Brozovic e Gagliardini. Difesa a tre senza Skriniar e D'Ambrosio esterno. Con Young, i difensori in campo sono cinque. Questo è il suo calcio. E viene ripagato da una prestazione convincente. Segna subito D'Ambrosio, raddoppia Young dopo 20 minuti. L'Inter controlla bene il gioco e sbaglia soprattutto l'ultimo passaggio. Vince e termina seconda, ad un solo punto dalla Juve, in un campionato che avrebbe potuto anche vincere. Se non avesse dissipato punti preziosi tra Sassuolo, Bologna e Verona. Ma, anche i pareggi contro Roma e Fiorentina hanno il sapore amaro della beffa.
Le dichiarazioni di Conte dopo la partita, oltre a gettare un'ombra sulla sua permanenza all'Inter, dimostrano la sua scarsa attitudine a intestarsi responsabilità. Che pure ha avuto: insistendo sulla difesa a 3 sempre e comunque, non riuscendo ad inserire Eriksen, faticando a leggere le partite in corsa, programmando male i cambi, perdendo sistematicamente, con l'eccezione di questa sera, gli scontri diretti. Le venti rimonte subite in stagione non possono non coinvolgere la direzione tecnica. Che è stata sua. Soltanto sua.
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