Del tracciato di Copenaghen, troppo semplice, quasi tutto in discesa, da passeggiata domenicale, si è già detto. E la vittoria di un velocista puro come Cavendish, beh, si poteva prevedere, per quanto molti, me compreso, avessero fatto il nome di Freire, più avvezzo del britannico alle competizioni mondiali. Resto del parere, tuttavia, che la nazionale italiana, mai così avara di talenti, potesse comunque far meglio. Prova ne è stata il quarto posto conquistato da Fabian Cancellara, passista poderoso, ma, notoriamente poco adatto alle volate. Bettini non soltanto non ha preteso che i suoi, penso a Visconti, attaccassero a fondo, anche a rischio di andare fuori giri e ritirarsi, a molti chilometri dal traguardo. Tentare non avrebbe nuociuto. Ma, neppure ha saputo individuare un corridore capace di aggredire la leggerissima erta finale, come ha fatto il campione svizzero. Pozzato, per esempio, sebbene reduce dalla peggiore stagione della carriera, avrebbe potuto piazzare lo scatto vincente. Ed invece non è stato convocato. Infine, se proprio si voleva puntare su Bennati, si doveva organizzare meglio il "treno" che avrebbe dovuto scortarlo fino agli ultimi 200 m. La sensazione è stata, invece, di improvvisazione assoluta, di assenza di una qualsivoglia strategia. Un lusso che, in assenza di grandi campioni in squadra, proprio non ci si poteva permettere. Credo che Bettini, come tecnico, abbia ancora molta esperienza da fare. Eppure, da corridore, sapeva leggere bene la corsa. La Federazione gli ha comunque confermato la fiducia.
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