Sono 39, oggi, gli anni di Alvaro Recoba, incompreso e, qualche volta incomprensibile, fantasista mancino, sempre sospeso tra prodezze autenticamente maradoniane ed un'abulia oblomoviana, dal celebre Oblomov di Goncharov, che passava la vita sopra un divano. Come Recoba faceva alla vigilia delle partite, ingozzandosi di patatine davanti alla play station. Epperò, sfido a trovare una galleria di altrettante mirabilia balistiche. Diciamoci la verità: i migliori 100 gol di Recoba reggono il confronto con i migliori 100 gol dei più grandi campioni della storia del calcio. Poi, però, contano anche le vittorie, e quelle di Recoba sono state troppo poche per pretendere quel riconoscimento di grandezza assoluta cui pure il talento gli avrebbe permesso di aspirare. Gioca ancora Recoba, nel Nacional Montevideo, con il quale ha da poco conquistato il titolo di Apertura 2014. Di lui ci si ricorda quando inventa un gol da calcio d'angolo o su punizione da distanze siderali. Ed ogni volta si ripensa a quel che, con un poco di volontà in più, avrebbe potuto essere e non è stato. Del resto, l'accidia è un vizio capitale. Ma che sinistro il suo! Quando giocava nell'Inter, mai davo per persa una partita, sapendolo in campo oppure in panchina. Non che riuscisse sempre decisivo. Quel che contava, però e piuttosto, era l'idea di poterci riuscire. L'attesa di una giocata spiazzante. La speranza di ribaltare una partita messa male. Guardo l'Inter di oggi e mi intristisco. Auguri Chino, el ultimo genio! Ecco cosa ci vorrebbe contro il Wolfsburg!