Perché Inzaghi dovrebbe cambiare l'Inter
Flessioni di rendimento capitano nel corso di una lunga stagione. Colpiscono singoli giocatori, vedasi Barella, lontanissimo parente del centrocampista tuttofare ammirato la passata stagione, o squadre, come la stessa Inter. Si tratta dell'Inter, ma non può dirsi che le altre prime della classe in Serie A se la passino granché meglio. Però, non tutte le crisi sono uguali. E quella dell'Inter pare più profonda, quasi sistemica. Come se, appunto, il sistema di gioco di Simone Inzaghi stesse mostrando la corda di una sopravvenuta inadeguatezza. Il 3-5-2 inzaghiano che pure ha divertito e portato punti per un paio di mesi abbondanti non è la replica di quello contiano, perché con Conte l'Inter difendeva più vicina alla propria porta e, grazie ad Hakimi e Lukaku, era in grado di ribaltare rapidamente il fronte. Loro due non ci sono più. Dzeko, che ha più tecnica di Lukaku, non ha i suoi strappi, Dumfries, fisicamente forte, non ha la tecnica di Hakimi. E manca anche il gioco di prima di Eriksen, che imiegava due tempi di gioco in meno rispetto al compassato Calhanoglu. Il calcio di Inzaghi è più collettivo, più corale e più libero in avanti. E, pertanto, anche più dispendioso. Richiede un maggior possesso della palla e tanti giocatori oltre la linea della palla. Ora, la squadra è stremata. E sfiduciata anche. Insistere con lo stesso copione, aspettandosi recite diverse dagli stessi interpreti, non credo che possa funzionare. Il rientro di Gosens e Correa consentirebbe altre interpretazioni tattiche, passando ad un 3-4-3 o a un 3-5-1-1, che forse aiuterebbero ad uscire dalle difficoltà presenti. Nel 3-4-3, per esempio, potrebbe rifiatare uno tra Barella e Calhanoglu, e l'altro giocare con Brozovic, e Dumfries e Gosens ai lati. Con Lautaro centravanti unico come con l'Argentina e Perisic e Correa a supporto. Inzaghi dovrebbe pensarci. Perché la stagione, per come si sono messe le cose, fa ancora in tempo a finire in gloria, ma potrebbe anche essere un fallimento. Un grande tecnico si vede nelle difficoltà. Nella reazione alle difficoltà. E nella libertà dai dogmi, che attengono alla fede, non al campo. Nella Lazio di Inzaghi, voglio ricordare, tanti gol venivano dai centrocampisti: lo scorso anno, in A, 9 per Luis Alberto e 8 per Mlinkovic-Savic, vera arma tattica, quando veniva avanzato in funzione di pivot. All'Inter, i centrocampisti hanno altre caratteristiche e segnano meno. Inzaghi dovrebbe prenderne atto. Cosa ne pensate?
Quello in corso è un campionato diverso rispetto a quelli scorsi. Se prima le grandi vincevano a mani basse e infilavano serie lunghe di vittoria, ora si registra maggiore equilibrio. Ciò più per un indebolimento delle grandi che per un miglioramento della middle - class, la quale, qualche timido progresso, pure lo ha compiuto, legato più alla sagacia di alcuni tecnici emergenti che alle individualità. Il minor divario di valori tecnici implica sfide più intense e un maggior dispendio di energia. L'Inter è stanca e non potrebbe essere altrimenti. Inzaghi deve valutare qualche variazione poiché il rischio di incartarsi c'è e va scongiurato.
RispondiEliminaCerto, di fatto sta impiegando i soliti 13/14 giocatori dall'inizio, molti dei quali reduci dalle fatiche dell'Europeo e della Coppa America. Molti sono stremati.
Eliminami preoccupa il fatto che giocheranno anche Brozovi e Barella stasera. Vero che sono difficilmente sostituibili ma è pericoloso spremerli.
RispondiEliminaBarella giocherà perché squalificato contro il Liverpool, anche se mi pare il più stanco di tutti.
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