Passeggiata cicloturistica a Copenaghen. Arrivo a ranghi compatti. E la leggerissima ascesa finale non impedisce la vittoria di Mark Cavendish, migliore velocista del mondo, che trova il pertugio a 150 m dal traguardo e vince con facilità disarmante. Il mio favorito, Freire, è soltanto nono. Bennati, punta azzurra, addirittura quattordicesimo, lontanissmo dal podio. Detto che il tracciato era indegno di un campionato mondiale, per la sua estrema facilità, superiore a quella di Zolder 2002, che vide il trionfo di Cipollini, la corsa andava agitata prima, forse pure con attacchi avventati. Bisognava almeno provare a scompaginare i piani della nazionale britannica, mai così forte nelle due ruote. Al Tour del '90, Lemond diede quattro minuti e mezzo a Chiappucci all'esito di una tappa vallonata sul Massiccio Centrale con arrivo a Saint Etienne. Come a dire che, quando lo si voglia, si può rendere comunque dura la corsa. Alla fine, vittorioso Cavendish, che è campione autentico. Sconfitti gli organizzatori. E, spiace dirlo, sconfitto Bettini: nessuna invenzione da parte sua. Eppure non poteva non sapere che Bennati, in una volata, di gruppo non poteva valere i primi cinque posti. Poi, è andata anche peggio, con il quattordicesimo di cui s'è detto.
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