Cala improvvisamente il sole sul regno di Roger Federer. Negli ultimi sette anni, aveva giocato sette finali a Wimbledon, conquistando sei successi. Inseguiva il primato di Sampras, capace di laurearsi sette volte campione sull'erba londinese. Alla precoce eliminazione al Roland Garros, per mano di Soderling, ha fatto seguito quella, assai più clamorosa, di oggi a Wimbledon, ad opera di Berdych. Contro ogni pronostico, contro ogni attesa, contro ogni ragionevolezza. Perché Federer non ha rivali per talento e possiede una naturale attitudine al gioco veloce dei prati inglesi. Non potendo ritenere che, alla soglia dei 29 anni, il campione svizzero sia già agonisticamente vecchio, c'è da pensare che Federer abbia perduto quelle motivazioni, quel desiderio di affermazione, che sono, oggi più che mai, indispensabili nello sport. Saprà reagire a questo improvviso ritorno alla normalità delle sconfitte? Credo di sì. Dovrà fortemente volerlo, però.
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