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mercoledì 5 ottobre 2011

La stanchezza di Ibrahimovic

Presto o tardi sarà necessario riconsiderare il giudizio entusiastico ed agiografico che gli storici, negli ultimi due secoli, hanno inteso dare dell'Umanesimo e del Rinascimento. Non essendoci spazio per dire troppo al riguardo, mi limito a ricordare che l'uomo divenne unità di misura di se stesso, delle proprie azioni, delle proprie opere, e di tutto il mondo circostante. Il relativismo, nella forma che almeno oggi conosciamo, nacque allora. Che intendo dire? Che solo un esame critico del relativismo e dei suoi miseri frutti può permettere di capire il recente sfogo di Ibrahimovic, che teme di giocare con i capelli bianchi, e non si riesce a godere la vita e non si diverte più tanto a giocare al calcio. Noia? Sì, deve annoiarsi proprio l'asso svedese. E sentirsi stanco, braccato dagli anni che passano, sebbene ne abbia solo 30. E vivere una vita avara di soddisfazioni, nonostante il favoloso ingaggio, una famiglia benedetta dalla prole, la fama e gli onori. Insomma, se Ibrahimovic fosse la misura di se stesso, ma il discorso vale per chiunque altro, dovrebbe essere al settimo cielo. Ed invece sembra tristre come un portuale di Liverpool, che abbia appena perso il lavoro, con la pioggia che batte ed il Man United in testa alla classifica. Perché? Sarà forse perché il successo, niente più che un participio passato, non basta? Che la vita può diventare tediosa quando non si riesca a riconoscerne il senso più profondo? Sarà forse che c'è più nel Cantico delle Creature del "Poverello di Assisi" che in tutta l'opera di Giordano Bruno? Secondo me sì. Ecco, consiglio ad Ibrahimovic la salutare lettura della poesia di San Francesco e, già che c'è, dei suoi fioretti.

3 commenti:

  1. Se fosse rimasto a Barcellona avrebbe vinto qualcosa... o forse il Barcellona non avrebbe vinto più niente, chi lo sa?

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  2. Propendo per una soluzione intermedia: il Barca con Ibra avrebbe vinto, ma, decisamente meno di quanto abbia fatto senza di lui.

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  3. Provo a dirne una. Forse, per Ibrahimovic, il senso più profondo della vita è lamentarsi allo sfinimento con gli attuali datori di lavoro per firmare con lo sceicco di turno un nuovo quinquennale nella prossima stagione. Ho l'impressione che lo vedremo in casacca inglese con salario netto da dieci milioni di sterline (che fanno circa duecentomila a settimana per gli appassionati delle chiacchiere da pub).
    Pensionato a trentacinque anni con cento milioni sul conto in banca non è male, vero?


    Un saluto dalla via Emilia.

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