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giovedì 30 settembre 2010

Il ciclismo conosce la farsa

Siamo alle solite. Questo povero sport, il ciclismo intendo dire, prende schiaffi da tutte le parti e non appena, stordito, si rialza, giù altri ceffoni, a mano aperta. A pochi giorni dal mondiale, rimbalzano due notizie, una più rumorosa dell'altra. Contador è risultato positivo ad un controllo antidoping al Tour, che ha vinto. Pare che si sia trattato di un infortunio alimentare, che la sostanza riscontrata nelle sue analisi fosse presente in quantità minime. Insomma, è doping o no? In attesa di una risposta sullo status del fuoriclasse degli ultimi anni, si è saputo che un altro spagnolo è finito nelle maglie dell'antidoping: si tratta di Mosquera, secondo alla Vuelta, vinta da Nibali. Così, nel giro di poche ore, brutte nuvole si sono addensate sul mondo delle due ruote, affossando quel poco di credibilità che gli era rimasta. Io continuo a pensare, sospendendo il giudizio sui due corridori, che potrebbero ben essere innocenti, che la medicina debba uscire dallo sport. E' il malato che ha bisogno del medico. Non l'atleta, che dovrebbe esser sano per definizione.

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