Nadal ha vinto gli Us Open, con un giorno di ritardo per via della pioggia, superando Djokovic sulla superficie prediletta dal serbo: il cemento. Quello di New York, l'ultimo Slam che mancava alla collezione preziosa del campionissimo maiorchino. Che lo scorso anno tanti, anche chi scrive, davano per finito. Gli infortuni ripetuti e la constatazione di una massa muscolare tanto poderosa quanto rischiosa per le articolazioni inducevano a ritenere imminente la fine della sua carriera. Almeno ai livelli più alti. Invece, Nadal, in questo fortunato 2010, ha vinto tutto sulla terra rossa, compreso il quinto Roland Garros, e poi ha fatto suo Wimbledon e, ieri appunto, Flushing Meadows. La tenuta atletica è tornata quella dei tempi belli, il servizio è diventato più incisivo ed anche i colpi di volo sono migliorati, per tacere della proverbiale, "cannibalica", voglia di prevalere. Sempre e su tutti. Come reagirà Federer al ritorno perentorio dell'eterno rivale? Sarà il tema della prossima stagione. E, prima ancora, del prossimo Master.
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