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lunedì 26 gennaio 2015

Cavendish primo acuto 2015 al Tour de San Luis: 125 vittorie da professionista

Era dato in declino e forse non è più il miglior velocista del mondo come qualche anno fa. Resta ancora uno sprinter straordinario, però, Mark Cavendish, che ha colto il primo successo del 2015 in Argentina, al Tour de San Luis. In volata, ca va sans dire. Compirà 30 anni a maggio Cavendish e pochi non sono per un velocista, ma la sensazione è che il campionissimo britannico proverà a tornare sul trono della velocità, Kittel permettendo. Intanto, Cavendish si è issato alla quota di 125 vittorie tra i professionisti.

domenica 11 maggio 2014

Bis di Kittel al Giro d'Italia 2014

Dopo Cavendish, Kittel. Il velocista tedesco è l'erede di Cavendish, sebbene quest'ultimo abbia ancora diversi anni di carriera. Ma, insomma, Kittel, vittorioso sia ieri che oggi allo sprint, nella seconda e terza tappa del Giro d'Italia 2014, mi pare destinato a diventare nello spazio di poco tempo il nuovo dominatore delle volate. A 26 anni, compiuti pochi giorni fa, vanta già 56 vittorie tra i professionisti. Kittel ha forza esplosiva, guida spavalda e sagacia tattica. Farà la storia delle due ruote. Domani giorno di riposo, martedì, il Giro riprende dalla Puglia. Salto climatico notevolissimo. Tappa brevissima, appena 121 km, ed arrivo ancora per velocisti a Bari. Vediamo come ci si adatteranno i corridori.

martedì 16 luglio 2013

Giamaica doping: coinvolti Asafa Powell e Carter

Mi sono concesso qualche giorno di riflessione, prima di commentare la terribile notizia dei casi di doping, che si è abbattuta sull'atletica giamaicana, forse troppo frettolosamente indicata negli anni recenti come limpido esempio di sport pulito, popolare, musicale. Pollo fritto e musica reggae. Sì, forse, ma anche, abbiamo dolorosamente scoperto, doping, imbroglio, sofisticazione, maneggio. Colpiti, fra gli altri, Asafa Powell, il più continuo sprinter di tutti i tempi, capace di abbattere per 81 volte in carriera la soglia dei 10" nei 100 metri piani. Mai un do di petto nelle grandi competizioni internazionali, ma una continuità di rendimento che sembrava metterlo al riparo dal sospetto di aiuti illeciti. La longevità agonistica è, con la continuità di risultati, da sempre considerata se non una prova, almeno un forte indizio di pulizia di un atleta. Per carità, bisogna attendere le cosiddette controanalisi.  Ma, insomma, Powell ed anche Carter, non l'ultimo arrivato della velocità, pare proprio che barassero. Ed è una brutta notizia. Perché, reggae o non reggae, anche in Giamaica, dove la vita scorre lenta e lontana dalle tentazioni dei paesi ricchi e panciuti, l'uomo fatica ad accettare i propri limiti. Certo, con il senno di poi, i deltoidi di Powell, gonfi a dismisura, qualche sospetto potevano anche autorizzarlo. Ma, il senno di poi, si sa, è una scienza tanto esatta quanto inutile. Spero soltanto di non sentir mai il nome di Bolt accostato al doping. Sarebbe veramente troppo.