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martedì 16 novembre 2021

Riflessioni sull'Italia di Mancini e gli spareggi: quanto conta la fortuna?

La cronaca ha le sue esigenze, è spesso sbrigativa, frequentemente cinica e generalmente smemorata. Ora, venendo all'Italia di Mancini, finita nel purgatorio degli spareggi dopo aver impattato due volte con la Svizzera ma anche una volta con la Bulgaria e, ieri, con la modestissima Irlanda del Nord, credo sia giusto ricordare il successo estivo all'Europeo. Che resterà negli annali e i cui meriti vanno riconosciuti anche, e prima di tutti, a Mancini. Tuttavia, quel successo era stato celebrato con troppa enfasi ed omettendo la parte, cospicua, che pure vi aveva svolto la fortuna. Contro la Spagna e l'Inghilterra, in modo particolare. Chiunque abbia il ricordo degli ultimi 40 anni di calcio, sa quanto meno fortunata sia stata l'Italia di Vicini, la più forte dopo quella del 1982, nel 1990 - e il tecnico commise la sua parte di errori nella semifinale con l'Argentina - e quanta buona sorta abbia avuto invece l'Italia di Sacchi nel 1994 e, almeno in finale, l'Italia di Lippi nel 2006. E questo per dire che in uno sport collettivo come il calcio, dentro una competizione breve in modo particolare, per vincere la bravura può non bastare. E sovente non basta. Ecco, tutto ciò nella narrazione di Euro 2020 è mancato. Si è straparlato di calcio arioso, di dominio del campo. La verità è che contro gli avversari più forti l'Italia ha sofferto tanto e vinto ai rigori. Dopo l'estate, quella stessa Italia ha mostrato la corda di limiti già evidenziati agli Europei, senza più il soccorso della buona sorte. Lo scadimento di forma di alcuni giocatori, l'insistenza di Mancini su altri, Jorginho, che da sempre considero sopravvalutato, e la riluttanza a proporre una trama di gioco diversa hanno fatto il resto. Il miglior azzurro, prima che s'infortunasse, era stato Spinazzola. Uno che faceva la cosa più antica e più difficile e più utile. Dribblava. E scardinava così le difese avversarie. Non sono state trovate - e nemmeno cercate - alternative a quella fonte di gioco. Mancava un centravanti forte e manca ancora. Non possono esserlo Scamacca o Raspadori, spesso riserve nel Sassuolo. Forse avrebbe meritato un'occasione un grande mestierante del gol come Destro. Barella è stanchissimo, anche nell'Inter è giù di condizione da un mese e più. Ecco, su tutto questo, Mancini avrebbe potuto lavorare meglio. Non so cosa sarebbe cambiato. Ma sarebbe la valsa la pena di provarci, rinunciando all'inutile e stucchevole fraseggio dal basso, ai mille tocchi sulla trequarti, aumentando e qualche volta forzando le conclusioni dalla distanza. Detto questo - per concludere - l'Italia non è improvvisamente diventata mediocre. Semplicemente, non era uno squadrone quando ha vinto l'Europeo. Ma possedeva una fiducia persino esagerata nei propri mezzi, non eccelsi. Ieri, sulla trequarti, la palla veniva sempre passata indietro, segno di paura e di scarsa personalità, soprattutto di sfiducia. Per superare gli spareggi e andare ai mondiali in Qatar, l'Italia dovrà impegnarsi a fondo, trovare alternative in uomini e schemi, ritrovare uno straccio di convizione e, sì, avere anche fortuna.

lunedì 13 novembre 2017

Italia eliminata dalla Svezia. Niente mondiali di Russia 2018. Unica consolazione: Buffon lascia

Non sentiremo più le sue prediche. Facciamoci bastare questa consolazione. Finisce la carriera azzurra del sopravvalutato Buffon. Purtroppo l'Italia non batte la Svezia e, complice la sconfitta dell'andata degli spareggi, perde l'ultimo treno per i mondiali di Russia 2018. L'ultima volta che la nazionale italiana aveva mancato una qualificazione ai mondiali era stata 60 anni fa, contro l'Irlanda del Nord. Perdemmo la possibilità di giocare i mondiali di Svezia, fatalità, 1958. Ventura, consigliato da Lippi, ha tante colpe, come il patetico blocco bianconero, vecchio come matusalemme. E gagliardo solo a parole. Sipario.

venerdì 10 novembre 2017

Svezia-Italia: 1-0. Disastro annunciato

Mi domando: come può una nazionale tra le più scarse della storia italiana rinunciare, con tanta iattanza, al talento di Balotelli? Nessun gioco, nessun triangolo chiuso, cambi di campo sbagliati, giocatori che si nascondono dietro gli avversari. E Balotelli resta a casa. No, non regge. Imbarazzante Svezia - Italia. I mondiali di Russia 2018 si allontanano. Ventura inadeguato al ruolo. 

giovedì 9 novembre 2017

Svezia-Italia: breve storia del calcio svedese

La Svezia contenderà all'Italia l'accesso ai mondiali di Russia 2018. Che squadra è e che storia ha avuto? Partiamo dal fondo. La nazionale di calcio svedese ha un blasone sovradimensionato rispetto al proprio movimento calcistico. Perchè? Ieri, Mario Sconcerti, ricordando l'epopea degli svedesi sbarcati in Italia alla fine degli anni '40, ha dato una spiegazione, non priva di valide suggestioni, e meritevole di essere condivisa. Fino ad un certo punto. Gli svedesi erano stati risparmiati dal conflitto mondiale appena finito, è vero. E potevano contare su di un benessere economico, che si traduceva in atleti più alti, più robusti, più forti. Perché meglio alimentati e meglio allenati. Sì, anche questo è vero. Ma, non basta. Perché la Svezia, che vinse le Olimpiadi del 1948, che fu terza ai mondiali brasiliani del 50 e che, alla fine del ciclo d'oro, fu secondo dietro il Brasile di Pelè, Didì, Vavà e Garrincha ai mondiali di casa del 1958, aveva già dato prova di competitività. Ai mondiali francesi del 1938, quando la guerra non era ancora cominciata, gli svedesi avevano raggiunto le semifinali. Cedendo alla grande Ungheria di Sarosi. Finirono quarti, battuti nella finale per il terzo posto dal Brasile di Leonidas. Eppoi, va ricordato, la Svezia sarebbe arrivata di nuovo terza ai mondiali americani del 1994, con giocatori come Brolin e Kennet Anderson, che in Italia conosciamo bene. Per essere un paese di appena dieci milioni di abitanti, con un clima ostile ed estremo nei 2/3 delle sue regioni, dove il calcio è sì praticato ma non lo sport nazionale, questi risultati sono comunque notevoli. Che spiegazione dare? Quella più persuasiva, a mio modo di vedere, va ricercata nel culto dell'educazione fisica, che in Svezia si pratica da oltre un secolo. Basti pensare che il quadro, detto, appunto, svedese e la spalliera, sono due attrezzi fondamentali nell'educazione fisica, che proprio in Svezia sono stati escogitati. Ecco: l'educazione fisica per tutti, praticata nelle scuole, è forse la migliore risposta alla domanda. I calciatori svedesi sono sempre stati grandissimi atleti. Il che faceva tutta la differenza, quando altri, quasi tutti, nel calcio, non si allenavano a dovere ed i calciatori avevano, per lo più, petti incavati e cosce ipertrofiche. Si tenga presente che la preparazione atletica, in Italia, cominciò ad acquistare basi più solide solo con l'avvento di Herrera. Prima di lui, la preparazione si basava, pressoché esclusivamente, sulla corsa lunga. Con il tempo, l'importanza di una seria preparazione atletica e l'utilità di allenare muscoli e doti elastiche è stata capita anche altrove. E la superiorità atletica svedese ha perso quell'unicità decisiva. Provate a confrontare la struttura atletica di Liedholm con quella dei centrocampisti italiani degli anni '50. La differenza salta all'occhio. Poi, la Svezia ha avuto anche calciatori di vero talento. Perché il calcio è anche, e soprattutto, almeno a parer mio, tecnica. Nonché estro, fantasia. Skoglund, per esempio, aveva tecnica, estro e fantasia sudamericani. Sebbene svedese. La Svezia di oggi, per rispondere al primo quesito, è squadra sempre solida atleticamente. Non ha campioni assoluti, dopo che Ibrahimovic si è fatto da parte. Ma, è solida. I suoi giocatori sono grandi atleti. Come sempre. L'Italia farà fatica. Perché quella di Ventura non ha il talento diffuso di altre nazionali italiane del passato. E perché la Svezia, s'è detto, il suo blasone ce l'ha. Non vale il nostro, ma ce l'ha.

martedì 5 settembre 2017

Italia-Israele 1-0: decide Immobile

Aleggia lo spettro del '58, unico mondiale, quello di Svezia poi vinto dal Brasile, cui l'Italia non si qualificò. Contro Israele decide un gol di Immobile, peraltro all'esito di una prova opaca. Questa nazionale ha poco gioco e meno personalità. Occorrerà un sorteggio fortunato ai probabili spareggi, per arrivare in Russia. Comunque, Conti e Darmian, sommati, non fanno mezzo Santon.

martedì 17 novembre 2015

Ibrahimovic trascina la Svezia agli Europei 2016

Doppietta nel derby scandinavo contro la Danimarca ed Ibrahimovic trascina la Svezia agli Europei 2016. Ibra, già primatista assoluto, si issa a 62 gol con la nazionale svedese in 111 partite. Curiosità statistica: 14 gol nelle ultime 13 partite in nazionale. Un rendimento straordinario e pensare che ha compiuto 34 anni!

martedì 19 novembre 2013

Cristiano Ronaldo, tripletta, batte Ibrahimovic, doppietta. Portogallo al mondiale. Per Cristiano Ronaldo 399 gol in carriera

Grande impresa del Portogallo che replica a Stoccolma il successo colto in casa contro la Svezia e conquista il diritto a partecipare ai mondiali 2014 in Brasile. Mattatore Cristiano Ronaldo, autore di una fantastica tripletta e vincitore della sfida nella sfida con Ibrahimovic, doppietta per lui, in vista del pallone d'oro 2013. Per Cristiano Ronaldo, ora, sono 399 i gol in carriera: la soglia fatidica dei 400 ad un solo passo. Un goleador implacabile l'asso portoghese, che ha raggiunto, con 47 reti, Pauleta in testa ai marcatori di ogni tempo della nazionale portoghese. Per Ibrahimovic, invece, si concretizza l'impossibilità di segnare un gol ai mondiali, a meno di clamorose sorprese, perché nel 2018 avrebbe 37 anni. Può consolarlo l'idea che identico destino è toccato a Di Stefano, addirittura mai presente ad un mondiale, come a Van Basten, all'asciutto nell'unico mondiale disputato, quello italiano del '90. Segue classifica dei primi dieci goleador in attività.
  1. Cristiano Ronaldo 399 gol
  2. Messi 377 gol
  3. Eto'o 352 gol
  4. Villa 345 gol
  5. Ibrahimovic 338 gol
  6. Del Piero 338 gol
  7. Huntelaar 319 gol
  8. Ronaldinho 316 gol
  9. Trezeguet 303 gol
  10. Totti 300 gol