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giovedì 4 febbraio 2016

Storia delle Olimpiadi (#Olimpiadi): 8^ puntata (Parigi 1924)

Le Olimpiadi tornano a disputarsi a Parigi nel 1924. Siamo a pieno titolo nei "ruggenti anni venti", secondo la celebre definizione di Gertrude Stein, e Parigi è la capitale mondiale della cultura, rifugio di scrittori, pittori, musicisti, alle spalle gli orrori della Grande Guerra, si avverte una grande frenesia di vita, che Hemingway racconta mirabilmente in "Fiesta". L'Italia ha una squadra di atleti di alto livello, raccogliendo otto ori, tre argenti e cinque bronzi, e si classifica quinta nel medagliere. Al primo posto del quale, come al solito, si issano gli Stati Uniti, seguiti dalla sorprendente Finlandia, che domina nel mezzofondo e nel fondo, grazie al talento multiforme di Paavo Nurmi, e dalla Francia padrona di casa. Nell'atletica leggera si notano vistosi progressi nelle prestazioni. Nei 100 piani, già allora gara di riferimento della manifestazione, si scende finalmente sotto i 10"8. Vince, infatti, in 10"6 l'inglese Harold Abrahams. L'Italia ottiene l'oro nei 10.000 m della marcia con Ugo Frigerio e l'argento nella maratona con Romeo Bertini. Nel nuoto, quattro medaglie d'oro, una nei 100 stile libero, vengono conquistate dall'americano di origini europee Weissmuller, che più tardi diventerà notissimo al grande pubblico del cinema, interpretando il ruolo di Tarzan. Nel calcio, l'oro va all'Uruguay del formidabile mediano Andrade, che verrà soprannominato la "maravilla negra", un funambolo capace percorrere svariati metri di campo con la palla incollata alla fronte. (cfr. 1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata6^ puntata, 7^ puntata)

martedì 26 gennaio 2016

Storia delle Olimpiadi (#Olimpiadi): 7^ puntata (Anversa 1920)

Dopo la terribile, inutile strage, della Prima Guerra mondiale, ad Anversa, in Belgio, una delle nazioni più colpite dal conflitto, mentre mezza Europa ancora patisce i colpi dell'influenza spagnola, che sta facendo più vittime della guerra appena finita, si disputano le settime Olimpiadi dell'era moderna. Il desiderio di lasciarsi alle spalle cupezza e dolore si scontra con le difficoltà di tornare ad una vita normale. Il mondo, nello spazio di pochi anni, è profondamente cambiato. Svanito il clima spensierato della Belle Epoque, mezza Europa vive una profonda depressione economica, contrappuntata da una fortissima inflazione. Le tensioni sociali esplodono violentemente in Germania ed in Italia, dove scioperi e serrate si susseguono ed i disordini di piazza sono quotidiani. I cosiddetti paesi aggressori della Grande Guerra non sono invitati ai giochi. Restano fuori da Anversa, pertanto, Germania, Austria ed Ungheria, nate da un impero che non esiste più, e Bulgaria. Nel medagliere, il primo posto va di nuovo agli Stati Uniti, davanti alla Svezia ed alla Gran Bretagna. Non si registrano grandi progressi nelle prestazioni. Nei 100 piani vince lo statunitense Paddock, che corre in 10"8, un tempo analogo a quello dei vincitori delle precedenti edizioni dei giochi. L'Italia, nell'atletica, conquista due ori. Li vince entrambi Ugo Frigerio, nei 3.000 e 10.000 m della marcia. Gli ori totali dell'Italia sono, però, addirittura tredici, con lo schermidore Nedo Nadi nella parte del mattatore. Cinque ori per lui, eclettico e polivalente: nel fioretto individuale ed a squadre, nella sciabola individuale ed a squadre, nella spada a squadre. Uno degli atleti italiani maggiori di ogni tempo. Ad Anversa comincia anche la leggenda del finlandese Paavo Nurmi, che sulla scia del connazionale Kolehmainen, che conquista la maratona, si avvia a dominare il mezzofondo nei dieci anni che cominciano: i ruggenti anni '20. Nurmi vince l'oro nel cross individuale, nel cross a squadre e nei 10.000 m, fermandosi all'argento nei 5.000 m (cfr. 1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata  6^ puntata).

domenica 30 agosto 2015

Pechino 2015: disastro azzurro. Nessuna medaglia e nessuna prospettiva

Tamberi ottavo nell'alto e su di lui erano appuntate le residue speranze di podio per questa povera Italia dell'atletica, uscita scornata e scontenta da Pechino 2015. Nessuna medaglia e, quel che è più grave, nessuna prospettiva. Si sono prosciugate anche le fonti storiche dei successi azzurri, dalla marcia, storia vecchissima, alla maratona, storia più recente. Nel mezzofondo, va già male da quasi 20 anni. Nulla è rimasto di una grande scuola, come è emerso anche dalla staffetta veloce, dove tecnica dei cambi e costante allenamento un tempo permettevano risultati anche dove latitava il talento naturale. Niente di niente. Né fra gli uomini né fra le donne. Niente di buono in vista delle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016. Il Coni che dice?