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lunedì 16 novembre 2020

Il calcio degli anni '50: da Di Stefano a Kubala, da Puskas e Pelé

Il calcio riprese, in Europa, molto lentamente dopo la catastrofe della Seconda Guerra Mondiale. Dalla fine degli anni '40 e nei primi anni '50 ci fu una perentoria affermazione del football nordico, svedese e danese, che non ha eguali nella storia. Forse perché la Svezia era rimasta fuori dal conflitto e la Danimarca ne era uscita prestissimo. La Svezia di Nordahl, Gren e Liedholm vinse l'oro alle Olimpiadi di Londra del 1948 e, senza di loro, perché ormai professionisti con il Milan - gli svedesi avevano una concezione solo dilettantistica del calcio - giunse terza ai mondiali del 1950 in Brasile.

Il Mondiale brasiliano fu complicato. Il secondo in Sudamerica, dopo quello uruguaiano del 1930. E lo stesso vincitore. L'Uruguay del divino dieci Schiaffino, tecnico ma tenace, artista del dribbling ma essenziale, il primo, pare, ad usare con sistematicità il tackle in scivolata, con gli arbitri che gli fischiavano sempre fallo.

Juan Alberto Schiaffino


Lui e Ghiggia firmarono il 2-1 nella finale, che era solo l'ultima partita di un girone conclusivo, che gettò nella disperazione milioni di brasiliani. Il calcio era già la loro religione laica, come lo è il ciclismo per il Belgio. L'Italia, orfana dei campionissimi del Toro scomparsi a Superga, vi ottenne una dolente eliminazione al primo turno. Come i superbi maestri inglesi: disertati i precedenti mondiali per ritenuta superiorità, vennero buttati fuori dagli ex coloni degli Stati Uniti, che stavano al calcio, come gli inglesi al buon cibo. Il magnifico centravanti brasiliano Ademir, nove gol e capocannoniere, dovette contentarsi del secondo posto. E, con lui, Zizinho. Uno del calibro di Pelé o, almeno di Zico, penalizzato dall'assenza di vere riprese televisive. Lo stesso destino di Meazza e Sindelar, di Leonidas e dello stesso Valentino Mazzola.

Zizinho


In Italia, dominavano Inter, Juve e, grazie agli svedesi più, dopo, lo stesso Schiaffino, il Milan. Che vinse nel 1951 uno scudetto dopo 44 anni! L'Inter aveva un formidabile trio d'attacco: il brevilineo e scattista Lorenzi, il fantasioso mancino svedese Skoglund e l'apolide Nyers, dalla progressione implacabile e dal tiro micidiale. Con Foni, due scudetti consecutivi nel '53 e nel '54. Squadra raccolta, difesa e contropiede. E Blason libero, ruolo e definizione che avrebbero avuto larghissima fortuna nel decennio successivo. Nella seconda metà degli anni '50, divenne una potenza calcistica anche la Fiorentina del portiere Sarti, dell'ala brasiliana Julinho, dell'attaccante argentino Montuori. Nel 1956 fu scudetto e, l'anno dopo, finale di Coppa dei Campioni, contro il Real Madrid di Santiago Bernabeu, illuminato dal massimo Alfredo Di Stefano.

Di Stefano, classe 1926, era il successore calcistico di Valentino Mazzola. Più alto e più attaccante, ma come il capitano del Grande Torino, uomo ovunque, che contrastava, dirigeva il gioco e lo concludeva. Un asso carismatico, che aveva difeso i colori della nazionale argentina, poi di quella colombiana e che avrebbe giocato anche con la Spagna. 
Alfredo Di Stefano

Nel 1958, l'avrebbe raggiunto un altro fenomeno calcistico, l'ungherese Ferenc Puskas, totem della Grande Ungheria che perse d'un soffio i mondiali del 1954. L'invasione sovietica dell'Ungheria nel 1956 aveva spinto molti grandi giocatori della miglior squadra magiara, la Honved, che si trovavano in trasferta, a non rientrare in patria. Tra questi Puskas, che, prima del Real, avrebbe scontato due anni d'inattività forzata, preso oltre dieci chili e giocato altri otto anni, limitando il suo raggio d'azione, pronto ad innescare il suo tremendo sinistro. Le ultime due, delle cinque Coppe dei Campioni consecutive del Real Madrid, avrebbero portato anche la sua firma.
Ferenc Puskas

Si diceva del mondiale del 1954, che si disputò in Svizzera. L'Ungheria vi arrivava da grande favorita. Dopo aver stravinto - nei paesi dell'Est erano tutti dilettanti - le Olimpiadi di Helsinki del 1952. Nel novembre del 1953, Puskas, mezzala sinistra, Kocsis, mezzala destra, e Hidegkuti, centravanti arretrato di altissima sapienza calcistica, avevano inflitto un perentorio 6-3 agli inglesi a Wembley. Poco dopo avevano tramortito gli avversari increduli con un 7-1 casalingo. In Svizzera, però, complice anche un infortunio di Puskas, che giocò menomato la finale, pur segnando il gol del vantaggio, s'impose la Germania Ovest, 2-1. E fu il centravanti tedesco Fritz Walter a sollevare la Coppa. I magiari, che erano stati grandissimi già negli anni '30, con Sarosi tra i pochi a contendere a Meazza il titolo di miglior giocatore del mondo, giocavano un calcio mai visto. Palla soprattutto a terra, terzini che attaccavano, e tiravano tutti da fuori. Il tiro all'ungherese, d'esterno piede, divenne proverbiale. I brasiliani, che a quel mondiale fallirono, decisero d'ingaggiare tecnici magiari per insegnare ai propri giocolieri il tiro dalla lunga e media distanza: non si poteva, capirono, entrare sempre in porta con la palla. Fu una delle premesse del successo verdeoro ai mondiali di Svezia del 1958.

Quei mondiali, quelli di Svezia 1958, l'Italia non li giocò proprio, come poi le sarebbe successo con gli ultimi di Russia 2018. Vinse il Brasile allenato da Vicente Italo Feola - il nome ne dice le origini - che schierava un attacco atomico - l'atomica era l'ossessione di quegli anni - con Garrincha, Didì, Vavà, Pelé e Zagallo. E se quest'ultimo tornava, ogni tanto, gli altri molto meno. E i terzini Djalma Santos e Nilton Santos attaccavano come ali aggiunte. Un trionfo, che rivelò al mondo l'estro impareggiabile di un Pelé non ancora diciottenne. Fu battuta la Svezia padrona di casa in finale, con gli stagionati, ma fortissimi, Liedholm e Skoglund ancora in campo. Capocannoniere, 13 gol!, Fontaine, attaccante francese d'origini non francesi, come la mezzala Kopa. E come, dopo, Platini, Zidane, Henry, Mbappé.

Il caso volle che Di Stefano non giocasse nemmeno un mondiale. Come lui Kubala, straordinario centrocampista del Barcellona, ungherese che debuttò con la nazionale cecoslovacca, migrò in quella ungherese e concluse in quella spagnola. Aveva un fisico, Kubala, che sarebbe ancora oggi dominante e un controllo di palla che si rivide in Zidane e Riquelme.
Laszlo Kubala

Lui, il detto Di Stefano e Valentino Mazzola sono stati i più forti campioni a non aver, non per loro colpa, disputato un solo mondiale in carriera.

sabato 7 luglio 2018

Svezia - Inghilterra 0-2: inglesi in semifinale dopo 28 anni

Dopo 28 anni, dalla lontana Italia '90, l'Inghilterra torna in semifinale ai mondiali. Battuta la Svezia 2-0: due gol di testa, di Maguire nel primo tempo e di Alli nella ripresa. Per una vola a secco il capocannoniere in carica di Russia 2018: Harry Kane.

sabato 23 giugno 2018

Kroos salva i tedeschi: Germania-Svezia 2-1

Germania batte Svezia allo scadere dei cinque minuti di recupero. Grazie ad una prodezza su punizione di Kroos, che fissa il punteggio sul 2-1 per i tedeschi, rimasti in dieci per l'espulsione di Boateng. Tedeschi che, la loro strada, la faranno pure a Russia 2018. Non si arrendono. Su di loro disse già tutto Tacito. C'è poco da fare. Ora, date uno sguardo a quello che stanno facendo al mondiale Cristiano Ronaldo, Modric e lo stesso Kroos, ed ecco spiegate le tre Champions League consecutive del Real Madrid. Non solo talento, ma anche personalità di un altro livello.

lunedì 18 dicembre 2017

Balotelli: 10 anni di professionismo e 146 gol in carriera. La rinascita a Nizza

Quella maglia gettata a terra contro il Barca non si dimentica. Epperò Balotelli è maturato. A Nizza, il suo rendimento è da top player. E trovo sempre più assurdo che Balotelli non abbia giocato gli spareggi contro la Svezia. Al mondiale, se Ventura avesse scelto diversamente, ci saremmo andati. In questa stagione, Balotelli ha segnato 16 gol in 21 partite. Ne ha segnati 146 in carriera, ormai sono dieci i suoi anni da professionista, in 370 partite. I suoi critici restano molti, avrà anche dissipato molto del suo talento, soprattutto ha buttato via le stagioni tra il 2014 ed il 2016. Epperò i suoi numeri complessivi sono notevoli. Quelli della stagione in corso straordinari. No, su di lui, non mi ero sbagliato.

lunedì 13 novembre 2017

Italia eliminata dalla Svezia. Niente mondiali di Russia 2018. Unica consolazione: Buffon lascia

Non sentiremo più le sue prediche. Facciamoci bastare questa consolazione. Finisce la carriera azzurra del sopravvalutato Buffon. Purtroppo l'Italia non batte la Svezia e, complice la sconfitta dell'andata degli spareggi, perde l'ultimo treno per i mondiali di Russia 2018. L'ultima volta che la nazionale italiana aveva mancato una qualificazione ai mondiali era stata 60 anni fa, contro l'Irlanda del Nord. Perdemmo la possibilità di giocare i mondiali di Svezia, fatalità, 1958. Ventura, consigliato da Lippi, ha tante colpe, come il patetico blocco bianconero, vecchio come matusalemme. E gagliardo solo a parole. Sipario.

venerdì 10 novembre 2017

Svezia-Italia: 1-0. Disastro annunciato

Mi domando: come può una nazionale tra le più scarse della storia italiana rinunciare, con tanta iattanza, al talento di Balotelli? Nessun gioco, nessun triangolo chiuso, cambi di campo sbagliati, giocatori che si nascondono dietro gli avversari. E Balotelli resta a casa. No, non regge. Imbarazzante Svezia - Italia. I mondiali di Russia 2018 si allontanano. Ventura inadeguato al ruolo. 

giovedì 9 novembre 2017

Svezia-Italia: breve storia del calcio svedese

La Svezia contenderà all'Italia l'accesso ai mondiali di Russia 2018. Che squadra è e che storia ha avuto? Partiamo dal fondo. La nazionale di calcio svedese ha un blasone sovradimensionato rispetto al proprio movimento calcistico. Perchè? Ieri, Mario Sconcerti, ricordando l'epopea degli svedesi sbarcati in Italia alla fine degli anni '40, ha dato una spiegazione, non priva di valide suggestioni, e meritevole di essere condivisa. Fino ad un certo punto. Gli svedesi erano stati risparmiati dal conflitto mondiale appena finito, è vero. E potevano contare su di un benessere economico, che si traduceva in atleti più alti, più robusti, più forti. Perché meglio alimentati e meglio allenati. Sì, anche questo è vero. Ma, non basta. Perché la Svezia, che vinse le Olimpiadi del 1948, che fu terza ai mondiali brasiliani del 50 e che, alla fine del ciclo d'oro, fu secondo dietro il Brasile di Pelè, Didì, Vavà e Garrincha ai mondiali di casa del 1958, aveva già dato prova di competitività. Ai mondiali francesi del 1938, quando la guerra non era ancora cominciata, gli svedesi avevano raggiunto le semifinali. Cedendo alla grande Ungheria di Sarosi. Finirono quarti, battuti nella finale per il terzo posto dal Brasile di Leonidas. Eppoi, va ricordato, la Svezia sarebbe arrivata di nuovo terza ai mondiali americani del 1994, con giocatori come Brolin e Kennet Anderson, che in Italia conosciamo bene. Per essere un paese di appena dieci milioni di abitanti, con un clima ostile ed estremo nei 2/3 delle sue regioni, dove il calcio è sì praticato ma non lo sport nazionale, questi risultati sono comunque notevoli. Che spiegazione dare? Quella più persuasiva, a mio modo di vedere, va ricercata nel culto dell'educazione fisica, che in Svezia si pratica da oltre un secolo. Basti pensare che il quadro, detto, appunto, svedese e la spalliera, sono due attrezzi fondamentali nell'educazione fisica, che proprio in Svezia sono stati escogitati. Ecco: l'educazione fisica per tutti, praticata nelle scuole, è forse la migliore risposta alla domanda. I calciatori svedesi sono sempre stati grandissimi atleti. Il che faceva tutta la differenza, quando altri, quasi tutti, nel calcio, non si allenavano a dovere ed i calciatori avevano, per lo più, petti incavati e cosce ipertrofiche. Si tenga presente che la preparazione atletica, in Italia, cominciò ad acquistare basi più solide solo con l'avvento di Herrera. Prima di lui, la preparazione si basava, pressoché esclusivamente, sulla corsa lunga. Con il tempo, l'importanza di una seria preparazione atletica e l'utilità di allenare muscoli e doti elastiche è stata capita anche altrove. E la superiorità atletica svedese ha perso quell'unicità decisiva. Provate a confrontare la struttura atletica di Liedholm con quella dei centrocampisti italiani degli anni '50. La differenza salta all'occhio. Poi, la Svezia ha avuto anche calciatori di vero talento. Perché il calcio è anche, e soprattutto, almeno a parer mio, tecnica. Nonché estro, fantasia. Skoglund, per esempio, aveva tecnica, estro e fantasia sudamericani. Sebbene svedese. La Svezia di oggi, per rispondere al primo quesito, è squadra sempre solida atleticamente. Non ha campioni assoluti, dopo che Ibrahimovic si è fatto da parte. Ma, è solida. I suoi giocatori sono grandi atleti. Come sempre. L'Italia farà fatica. Perché quella di Ventura non ha il talento diffuso di altre nazionali italiane del passato. E perché la Svezia, s'è detto, il suo blasone ce l'ha. Non vale il nostro, ma ce l'ha.

venerdì 3 marzo 2017

E' scomparso Raymond Kopa, asso di Stade Reims, Real Madrid e Francia

Uno dei più forti giocatori degli anni '50, francese di origini polacche, come tanti, come Chopin, Raymond Kopa, nato Kopaszewski, si fece conoscere nella più forte squadra francese del tempo lo Stade Reims, con la quale raggiunse la prima finale di Coppa dei Campioni, nel 1956, contro il Real Madrid di Di Stefano, cui sarebbe approdato, l'anno dopo, condividendo il mito, che dei blancos che si andava edificando. Vi rimase fino al 1959, conquistando tre titoli europei, l'ultimo proprio contro lo Stade Reims, nel 1959. Nel mezzo, i mondiali di Svezia del 1958, conclusi al terzo posto con la Francia, dietro il Brasile di Pelè, Vavà, Didì, Zagallo, Garrincha e la Svezia padrona di casa. Il suo connazionale Fontaine avrebbe vinto, con 13 gol, il titolo di capocannoniere. La locuzione calcio champagne, poi tornata di moda ai tempi di Platini, Tigana e Giresse, fu coniata allora, per Kopa e Fontaine. Kopa era un brevileneo, artista del dribbling, che eseguiva in mille modi, compiaciuto, tanto che gli rimproveravano di sbarazzarsi raramente del pallone, qualche volta sacrificando compagni meglio posizionati. Era il precipitato, questo studiato egoismo, dei suoi esordi da ala. Poi divenne centravanti, ma a modo suo, agendo spesso fuori dall'area, partendo in dribbling. Al Real Madrid, si spostò di nuovo sull'ala, perché al centro signoreggiava Di Stefano e a sinistra, dal 1958, cannoneggiava Puskas. Nell'anno del mondiale svedese, complice la grandeur transalpina, fu pallone d'oro. Nato nel 1931, Kopa è mancato oggi.

venerdì 17 giugno 2016

Italia 1 Svezia 0 (#ItaliaSvezia): gol di Eder, azzurri agli ottavi

Un errore gigantesco sotto porta di Ibrahimovic grazia l'Italia di Conte. Brutta partita e la conferma di forti limiti tecnici tra gli azzurri. Sturaro, poi, perché è entrato? Infine, al tramonto della partita, Eder escogita un gol bellissimo: dribbling e tiro sul palo lontano. Italia agli ottavi, senza brillare e con una buona dose di fortuna. Va bene così. Vanno meno bene le dichiarazioni polemiche di Conte, che si intesta meriti non suoi. Non ha mica vinto l'Europeo! La forza dell'Italia sta tutta nella difesa. E nella fortuna, che, però, può improvvisamente voltare la faccia. Conte lo sa? 

#ItaliaSvezia: #Ibra sulla strada degli azzurri

Italia alla prova del nove. Oggi pomeriggio, ora nona, va bene, alle 15:00, gli azzurri affronteranno la Svezia di Ibrahimovic. Una squadra modesta, guidata da un grande campione. Italia favorita.

martedì 26 gennaio 2016

Storia delle Olimpiadi (#Olimpiadi): 7^ puntata (Anversa 1920)

Dopo la terribile, inutile strage, della Prima Guerra mondiale, ad Anversa, in Belgio, una delle nazioni più colpite dal conflitto, mentre mezza Europa ancora patisce i colpi dell'influenza spagnola, che sta facendo più vittime della guerra appena finita, si disputano le settime Olimpiadi dell'era moderna. Il desiderio di lasciarsi alle spalle cupezza e dolore si scontra con le difficoltà di tornare ad una vita normale. Il mondo, nello spazio di pochi anni, è profondamente cambiato. Svanito il clima spensierato della Belle Epoque, mezza Europa vive una profonda depressione economica, contrappuntata da una fortissima inflazione. Le tensioni sociali esplodono violentemente in Germania ed in Italia, dove scioperi e serrate si susseguono ed i disordini di piazza sono quotidiani. I cosiddetti paesi aggressori della Grande Guerra non sono invitati ai giochi. Restano fuori da Anversa, pertanto, Germania, Austria ed Ungheria, nate da un impero che non esiste più, e Bulgaria. Nel medagliere, il primo posto va di nuovo agli Stati Uniti, davanti alla Svezia ed alla Gran Bretagna. Non si registrano grandi progressi nelle prestazioni. Nei 100 piani vince lo statunitense Paddock, che corre in 10"8, un tempo analogo a quello dei vincitori delle precedenti edizioni dei giochi. L'Italia, nell'atletica, conquista due ori. Li vince entrambi Ugo Frigerio, nei 3.000 e 10.000 m della marcia. Gli ori totali dell'Italia sono, però, addirittura tredici, con lo schermidore Nedo Nadi nella parte del mattatore. Cinque ori per lui, eclettico e polivalente: nel fioretto individuale ed a squadre, nella sciabola individuale ed a squadre, nella spada a squadre. Uno degli atleti italiani maggiori di ogni tempo. Ad Anversa comincia anche la leggenda del finlandese Paavo Nurmi, che sulla scia del connazionale Kolehmainen, che conquista la maratona, si avvia a dominare il mezzofondo nei dieci anni che cominciano: i ruggenti anni '20. Nurmi vince l'oro nel cross individuale, nel cross a squadre e nei 10.000 m, fermandosi all'argento nei 5.000 m (cfr. 1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata  6^ puntata).

martedì 17 novembre 2015

Ibrahimovic trascina la Svezia agli Europei 2016

Doppietta nel derby scandinavo contro la Danimarca ed Ibrahimovic trascina la Svezia agli Europei 2016. Ibra, già primatista assoluto, si issa a 62 gol con la nazionale svedese in 111 partite. Curiosità statistica: 14 gol nelle ultime 13 partite in nazionale. Un rendimento straordinario e pensare che ha compiuto 34 anni!

martedì 13 ottobre 2015

Ibrahimovic 59 gol in nazionale, 409 gol in carriera. Quarto assoluto tra i goleador in attività

Per alcuni anni, Ibrahimovic ha stentato parecchio in nazionale, segnando con il contagocce. Rimase proverbiale una sua astinenza dal gol con la Svezia, durata dal 12 ottobre 2005 e conclusa, oltre due anni e mezzo dopo, il 10 giugno 2008, agli Europei di Austria e Svizzera. Da quel momento, l'asso svedese ha cominciato a trovare la via della rete con molta più regolarità, fino a diventare il capocannoniere di ogni tempo in nazionale, stabilendo un primato molte volte ritoccato, l'ultima ieri sera contro la Moldavia, partita di qualificazione agli Europei del 2016. La Svezia ha vinto ma dovrà passare per le forche caudine degli spareggi. Ibrahimovic, che si è issato a quota 59 gol con la Svezia, ha segnato in nazionale la bellezza di venti gol nelle ultime venti partite! In carriera, invece, i suoi gol sono 409. Segue classifica dei primi dieci goleador in attività.
  1. Cristiano Ronaldo 506 gol
  2. Messi 480 gol
  3. Raul 455 gol
  4. Ibrahimovic 409 gol
  5. Eto'o 372 gol
  6. Keane 371 gol
  7. David Villa 364 gol
  8. Huntelaar 356 gol
  9. Drogba 341 gol
  10. Ronaldinho 330 gol
  11. Toni 319 gol
  12. Totti 316 gol

mercoledì 14 maggio 2014

Storia dei mondiali di calcio: 7^ puntata (1958, trionfa il Brasile di Pelé in Svezia)

Il peggior decennio della storia della nazionale italiana termina con l'esclusione del mondiale di Svezia del 1958. Ci inguaia una sconfitta contro l'Irlanda del Nord del leggendario portiere Harry Gregg. Qualificazione mancata, un'onta sportiva che dopo di allora non si  ripeterà più [fino ai mondiali di Russia 2018, aggiornamento]. Mancano i campioni in Italia e ci sono troppi oriundi, che entrano ed escono dalla rappresentativa azzurra: il risultato è una disfatta. In Svezia, il mondo scopre la stella di Pelé, classe 1940.  Un numero dieci di classe purissima, che dribbla, calcia con entrambi i piedi, salta altissimo, insomma si presenta come l'incarnazione del motto olimpico "altius, citius, fortius", applicato al gioco del calcio, che Pelé interpreta con una straordinaria naturalezza. Assieme a lui, il tecnico verdeoro, di schiette origini italiane, Vicente Italo Feola, schiera prima Altafini, poi Vavà da centravanti, Garrincha all'ala destra, Didì, superbo regista mancino, e Zagallo ala sinistra di raccordo, il più acuto tatticamente. Ci sono poi anche due terzini che attaccano come ali, Djalma Santos a destra e Nilton Santos a sinistra. Una squadra formidabile, cui soltanto il Brasile del 1970 si potrà accostare. E' una lunga cavalcata verso la finale, contrappuntata da episodi boccaceschi: gli sprovveduti brasiliani finiscono impaniati nelle reti delle disinvolte svedesi. Ne nasceranno incidenti e scandali. Compreso un processo di accertamento di paternità a carico dell'ingenuo Garrincha, l'asso dalla gamba più corta, che fa sempre la stessa finta, punta a sinistra e dribbla a destra. E nessuno sa fermarlo. In finale il Brasile affronta la Svezia, favorita dal fatto di ospitare la manifestazione, ma, comunque piena di campioni, che, per la più parte, giocano nel campionato italiano, dal grande Liedholm, colonna del Milan, allo scapricciato, geniale, Skoglund, asso dell'Inter. Il Brasile vince 5-2, con doppietta di Pelé (ecco la rete più bella), per tutti già il migliore giocatore del mondo. Per i brasiliani si tratta del primo mondiale vinto. La Francia del talentuoso Kopa e del capocannoniere Fontaine, tredici gol!, supera la Germania Ovest di Rahn nella finale per il terzo e il quarto posto. Uno dei giocatori che più impressionano durante la manifestazione iridata è la piccola ala destra argentina Omar Corbatta, che ha, quasi, la facilità di dribbling del rivale brasiliano Garrincha. (1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata, 6^ puntata, 7^ puntata, 8^ puntata)

martedì 19 novembre 2013

Cristiano Ronaldo, tripletta, batte Ibrahimovic, doppietta. Portogallo al mondiale. Per Cristiano Ronaldo 399 gol in carriera

Grande impresa del Portogallo che replica a Stoccolma il successo colto in casa contro la Svezia e conquista il diritto a partecipare ai mondiali 2014 in Brasile. Mattatore Cristiano Ronaldo, autore di una fantastica tripletta e vincitore della sfida nella sfida con Ibrahimovic, doppietta per lui, in vista del pallone d'oro 2013. Per Cristiano Ronaldo, ora, sono 399 i gol in carriera: la soglia fatidica dei 400 ad un solo passo. Un goleador implacabile l'asso portoghese, che ha raggiunto, con 47 reti, Pauleta in testa ai marcatori di ogni tempo della nazionale portoghese. Per Ibrahimovic, invece, si concretizza l'impossibilità di segnare un gol ai mondiali, a meno di clamorose sorprese, perché nel 2018 avrebbe 37 anni. Può consolarlo l'idea che identico destino è toccato a Di Stefano, addirittura mai presente ad un mondiale, come a Van Basten, all'asciutto nell'unico mondiale disputato, quello italiano del '90. Segue classifica dei primi dieci goleador in attività.
  1. Cristiano Ronaldo 399 gol
  2. Messi 377 gol
  3. Eto'o 352 gol
  4. Villa 345 gol
  5. Ibrahimovic 338 gol
  6. Del Piero 338 gol
  7. Huntelaar 319 gol
  8. Ronaldinho 316 gol
  9. Trezeguet 303 gol
  10. Totti 300 gol

sabato 16 novembre 2013

Cristiano Ronaldo batte Ibra, Portogallo - Svezia 1-0, nel primo spareggio per i mondiali. Per Cristiano Ronaldo 396 gol in carriera

Uno dei due non ci sarà ai mondiali brasiliani del 2014. Ed è una sconfitta per il calcio. L'indiziato di restare a casa, dopo la partita di ieri sera, però, è Ibrahimovic, sconfitto con la sua Svezia in Portogallo nell'andata degli spareggi. Vittoria lusitana per 1-0, con gol segnato, ca va sans dire, da un immenso Cristiano Ronaldo, con quello, il colpo di testa, che sta diventando il migliore del suo repertorio. Martedì, in Svezia, si replica e tutto può ancora accadere, ma, il Portogallo a questo punto è favorito. Per Cristiano Ronaldo, si è trattato del gol n. 396 in carriera.

mercoledì 23 ottobre 2013

Cristiano Ronaldo, 386 gol in carriera, contro Ibrahimovic, 332 gol in carriera. Comincia in Champions la sfida per il Mondiale del Brasile

Doppietta Cristiano Ronaldo, quaterna Ibrahimovic, serata grandi firme del gol in Champions. L'asso portoghese ed il campione svedese si affronteranno negli spareggi per un posto ai prossimi mondiali brasiliani del 2014. E la brutta notizia è che, alla fine, uno di loro non ci sarà nella rassegna iridata. Per adesso si contendono il titolo di capocannoniere provvisorio della Champions 2013/14, 7 gol Cristiano Ronaldo, 6 Ibrahimovic. Per Cristiano Ronaldo i gol nelle coppe europee sono 58 e 386 quelli in carriera, per Ibrahimovic i gol nelle coppe europee sono ormai 40 e 332 quelli in carriera. Numeri che mettono soggezione.

venerdì 19 luglio 2013

Flavia Pennetta in semifinale a Bastad, battuta la Razzano 6-1, 6-3

Bella vittoria della bellissima Flavia Pennetta sulla terra rossa di Bastad, Svezia. La campionessa brindisina batte la francese Razzano in due rapidi set, 6-1, 6-3 e raggiunge le semifinali per la seconda volta in stagione dopo Strasburgo. Con questo risultato la Pennetta è destinata a ritornare tra le prime 100 giocatrici del circuito Wta. Se in buone condizioni atletiche, il tennis della Pennetta vale sempre le prime dieci posizioni.

lunedì 21 gennaio 2013

Ibrahimovic: 300 gol in carriera!

Con il gol segnato al Bordeaux, Ibrahimovic non soltanto ha trascinato il Psg in vetta alla classifica della Ligue 1, permettendo l'aggancio al Lione capolista, ma ha altresì centrato il prestigioso traguardo personale delle 300 reti in carriera, di cui 255 con squadre di club, sei con l'under 21 e 39 con la nazionale maggiore di Svezia. A 31 anni e qualche mese, ma con la prospettiva di giocare ai più alti livelli ancora per tre o quattro stagioni, i numeri di Ibra meritano rispetto. Anche perché fino al 2006, il centravanti svedese era più un uomo assist che un goleador.

mercoledì 14 novembre 2012

Ibrahimovic segna quattro gol all'Inghilterra

Clamorosa quaterna di Zlatan Ibrahimovic, mai così decisivo con la casacca della nazionale svedese. Abbattuta l'Inghilterra di uno degli allenatori più sopravvalutati al mondo, Roy Hodgson, quello che mandò via Roberto Carlos per Pistone. La Svezia ha vinto per 4-2 e, udite, udite, Ibrahimovic ha segnato quattro gol. Prova straordinaria del centravanti del Psg, destinata a rimanere negli annali. Per le statistiche è la seconda quaterna di Ibrahimovic con la nazionale: segnò quattro reti anche contro Malta nel 2004, in una partita di qualificazione ai mondiali del 2006. Ora, Ibra è terzo nella classifica dei goleador della nazionale svedese, dietro Rydell, 49 gol, e Nordahl, 43, dopo aver superato e staccato Henrik Larsson, fermo a 37. Ultimo dato, Ibrahimovic è salito a 291 gol in carriera. Quota 300 è vicina.