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domenica 30 agosto 2015

Pechino 2015: disastro azzurro. Nessuna medaglia e nessuna prospettiva

Tamberi ottavo nell'alto e su di lui erano appuntate le residue speranze di podio per questa povera Italia dell'atletica, uscita scornata e scontenta da Pechino 2015. Nessuna medaglia e, quel che è più grave, nessuna prospettiva. Si sono prosciugate anche le fonti storiche dei successi azzurri, dalla marcia, storia vecchissima, alla maratona, storia più recente. Nel mezzofondo, va già male da quasi 20 anni. Nulla è rimasto di una grande scuola, come è emerso anche dalla staffetta veloce, dove tecnica dei cambi e costante allenamento un tempo permettevano risultati anche dove latitava il talento naturale. Niente di niente. Né fra gli uomini né fra le donne. Niente di buono in vista delle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016. Il Coni che dice?

sabato 29 agosto 2015

Terzo oro per Bolt a Pechino 2015, undicesimo oro ai mondiali, trionfa con la Giamaica nella 4x100

Dopo 100 e 200, arriva l'oro, con la sua Giamaica, anche nella staffetta 4x100: è sempre strepitoso nella corsa lanciata. Usain Bolt fa bottino pieno come già a Berlino 2009 ed a Mosca 2013. Soltanto a Daegu, per la falsa partenza nei 100, con successiva squalifica, i suoi ori erano stati solo due. Undici ori mondiali per la saetta della Giamaica. Numeri impressionanti, come impressione ha fatto l'argento colto dalla staffetta cinese, una neofita della velocità. Terzi i canadesi. Gli italiani, che avevano un tempo una grande tradizione, argento ai primi mondiali di Helsinki, 1983, per esempio, hanno fatto male come in tutto questo mondiale di Pechino. Crisi nera per i colori azzurri.

giovedì 27 agosto 2015

Il segreto di Bolt: l'ampiezza della falcata

E' ormai il segreto di Pulcinella, nel senso che da anni, vedendo e rivedendo le sue mirabilia sul tartan, tutti hanno imparato a contare i passi di Bolt: sui 100 sono in genere 41. Tre, quattro, alle volte cinque in meno di quelli impiegati dai rivali per coprire la medesima distanza. Le sue lunghissime leve gli permettono un'amplissima falcata, di qui il minor numero di passi ed una supremazia che, nella velocità, dura ai massimi livelli dal 2008. Anche in questi mondiali di Pechino, se n'è ricevuta conferma. Beninteso, non è soltanto una questione di passi. Nella finale odierna, sui 200 metri, che Bolt ha dominato in 19"55, è stato possibile ammirare anche la sua grande elasticità, la corsa fluida, spontanea, quasi rotonda, mentre Gatlin, il grande rivale sconfitto, spingeva con tutta la forza del mondo, sprecando il doppio delle energie del giamaicano. Bolt, del resto, è più alto di una decina di centimetri. Finché la schiena, perciò più sollecitata, gli reggerà, agli avversari non resterà che correre per la piazza d'onore. Insomma, quello che in passato era considerato un limite per i velocisti, l'alta statura, è stato trasformato da Bolt, 1,96 metri, in un formidabile punto di forza. Jesse Owens, che stupì il mondo e tramortì Hitler alle Olimpiadi di Berlino del 1936 era alto 1,78 metri. Per venire a tempi più recenti, Maurice Greene, oro mondiale sui cento ai mondiali del '97, del '99 e del 2001, era appena un 1,76 metri. Lo stesso, immenso, Carl Lewis, che invece era alto eccome, 1,88 metri, cede a Bolt ben otto centimetri. Per anni si è creduto che gli atleti più piccoli e compatti fossero avvantaggiati dalla maggior frequenza di passi, tale da colmare la minor ampiezza della falcata. Bolt ha stravolto questa, peraltro ragionevole credenza. Falcata ampia ed alta frequenza allo stesso tempo, un equilibrio quasi perfetto. Ed il lunghissimo dominio che sappiamo. 

Pechino 2015: Bolt vince i 200 metri, ancora secondo Gatlin. Qual è il posto di Bolt nella storia dell'atletica?

Corsa impeccabile, esce con oltre un metro di vantaggio dalla curva e lo conserva nel rettilineo: Usain Bolt è per la quarta volta consecutiva campione del mondo sui 200 metri. Vince in 19"55, di nuovo secondo Gatlin. La leggenda di Bolt non finisce più.  Mai nella storia dell'atletica c'era stato un dominio tanto lungo nella velocità. Quanto ai mondiali di atletica, guardando anche alle altre discipline, soltanto Bubka, con le sue sei medaglie d'oro nel salto con l'asta, ha regnato di più. Alle olimpiadi di Rio de Janeiro, il prossimo anno, sarà ancora Bolt il favorito sui 100 e sui 200. Dopo questa nuova, folgorante impresa, ci si domanda quale sia il posto di Bolt nella storia dell'atletica o, per lo meno, nella storia della velocità. A livello assoluto, continuo a ritenere superiore Carl Lewis, perché più eclettico, non solo impareggiabile velocista ma anche immenso lunghista: quattro ori olimpici consecutivi, da Los Angeles '84 ad Atlanta '96, e la seconda prestazione di sempre, 8,91 a Tokio 1991, in una gara magica, nella quale Mike Powell volò fino a 8,95 metri. Nella velocità, però, Bolt si è spinto oltre l'asso di Santa Monica. Perché Lewis non ha stabilito il primato del mondo dei 200 m, che invece Bolt detiene da sei anni, perché sui 200 m ha vinto un solo oro olimpico, finendo secondo a Seul 1988, perché ai mondiali, Bolt ha colto quattro vittorie consecutive nei 100 e Lewis si è fermato a tre. Insomma: Usain Bolt il più grande velocista di sempre, Carl Lewis il più grande atleta di sempre. Secondo me, beninteso.

Pechino 2015: il crepuscolo dell'Europa ai mondiali di atletica leggera. Oro del Kenya con Yego nel giavellotto

Sei ori del Kenya! Non soltanto nel mezzofondo, da sempre riserva di caccia dei filiformi atleti degli altipiani, perfino nel lancio, ma dovrebbe dirsi tiro, del giavellotto, un tempo disciplina tutta nordeuropea, nella quale più di tutti dominavano i finlandesi. La geografia dell'atletica leggera sta cambiando rumorosamente. L'Europa indietreggia, anche nelle specialità che un tempo sembravano appartenerle in modo esclusivo. Nella velocità, dopo l'appannamento del francese Lemaitre, l'unica eccezione è rappresentata, ma fra le donne, dall'olandese Schippers, nel mezzofondo, gli atleti del vecchio continente sono spariti, dacché Mo Farah è inglese giuridicamente, ma è comunque di origine africana. Sono lontanissimi i tempi in cui gli inglesi Coe, Cram ed Ovett, si dividevano i successi tra 800 e 1.500 metri, o quelli in cui il nostro Panetta vinceva l'oro nei 3.000 siepi, Roma '87, oppure Antibo conquistava l'argento nei 10.000 metri, Seul '88. L'oro nel giavellotto vinto ieri dal Kenya con Yego segna la caduta dell'ultima frontiera. Il declino della panciuta, opulenta e rintronata Europa si vede anche meglio da qui.

Pechino 2015: finale 200 metri, ore 14:55. Bolt favorito su Gatlin

Tra meno di due ore, sarà di nuovo Bolt contro Gatlin, 200 metri questa volta. Gatlin, lo si sa, è arrivato meglio preparato, ma Bolt ha la classe ed il carisma per vincere anche sul mezzo giro di pista. Più che i tempi di reazione ai blocchi, sarà la curva a fare la differenza. Quella dove un tempo Bolt avrebbe stracciato il rivale. Lì si deciderà la gara. Perché nel rettilineo finale, Bolt tenderà a rallentare, almeno negli ultimi 20-30 metri. La logica direbbe Gatlin, ma la storia dice Bolt. Che nelle occasioni solenni sa dare il meglio.

sabato 22 agosto 2015

Pechino 2015: cominciano i mondiali di atletica. Grande sfida sui 100 m tra Bolt e Gatlin

La supremazia di Usain Bolt, leggendario primatista del mondo e dominatore della scena internazionale dal 2008, vacilla. E non sotto i colpi di qualche rampante promessa dell'atletica, ma per la resurrezione agonistica, peraltro circondata da molti sospetti, dello statunitense Gatlin, oro olimpico ad Atene 2004 ed oro mondiale a Helsinki 2005, due volte squalificato per doping che, a 33 anni, sta correndo veloce come mai. Anche oggi, nelle batterie, Gatlin ha fermato il cronometro a 9"83, mentre Bolt, con una corsa meno fluida del solito, ha chiuso i 100 in un comunque notevole 9"96. Bolt resta il favorito, per classe e blasone, ma per battere questo Gatlin dovrà correre con un tempo vicino al suo primato. E non so se ne sarà capace.