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mercoledì 27 maggio 2020

Giro d'Italia 1962: vince Balmamion. Quando ancora non c'erano i Beatles

Dal 19 maggio al 9 giugno 1962 si corse la quarantacinquesima edizione del Giro d'Italia. In piena guerra fredda, l'Italia era retta dal IV Governo Fanfani. Un cauto esperimento di centro-sinistra, perché ai partiti di maggioranza: DC, PRI e PSDI recava un soccorso esterno il PSI di Pietro Nenni.

Fu un Giro che si corse quando ancora non c'erano i Beatles, per citare il titolo di un fortunato sceneggiato televisivo di fine anni '80. Non nella formazione nota, quella con Ringo Starr, che sostituì Pete Best nel settembre del 1962. Capelli lunghi, in giro, non se ne vedevano. I Juke-box trasmettevano Quando, quando di Tony Renis, Ogni Giorno di Paul Anka, Pregherò e Stai lontana da me di Adriano Celentano.

Il ciclismo italiano attraversava una fase di transizione. Dopo il tramonto della stagione dei grandissimi, Bartali, Coppi e Magni, erano stati Nencini e Baldini a raccoglierne il testimone nella seconda metà degli anni '50, fino al successo di Gastone Nencini al Tour de France del 1960. Mancava il grande campione, che sarebbe tornato con Adorni, Motta e Gimondi. Nel 1961 al Giro s'era imposto Pambianco. Nel 1962, fu la volta del piemontese Franco Balmamion, un passista capace di difendersi in salita, dagli assalti degli scalatori puri come Imerio Massignan, Vito Taccone e gli spagnoli Angelino Soler, vincitore di tre tappe, e José Perez Francés, poi sesto nella generale. L'assenza di un dominatore permise che la maglia rosa cambiasse padrone sei volte prima di finire definitivamente sulle spalle di Balmamion. Che fu primo a Milano senza aver conquistato un solo successo parziale. Balmamion si sarebbe ripetuto, sempre senza il sigillo di una tappa, anche nel 1963. Secondo fu Massignan a 3'57", terzo Nino Defilippis a 5'02". Da segnalare le affermazioni a Chieti e a Castrocaro Terme del campione del mondo del 1960 e 1961, il grande campione belga Rik Van Looy
File:Balamion.jpg - Wikipedia
Franco Balmamion

Il Giro d'Italia del 1962 conobbe anche la prima edizione della storica trasmissione ideata e condotta da Sergio Zavoli: Il processo alla tappa, che raccontava il ciclismo in modo nuovo, coinvolgendo i corridori, anche i meno famosi, i personaggi dello spettacolo e gli intellettuali. Una formidabile narrazione di costume.

venerdì 8 maggio 2020

Tour de France 1960: 1. Nencini 2. Battistini 3. Adriaenssens. La terribile caduta di Rivière

Il Tour de France 1960 si corse tra il 26 di giugno e il 17 di luglio. In Italia, governava, in mezzo a mille tensioni, il Governo presieduto da Tambroni. Nei jukebox si suonavano i successi di Gino Paoli, La Gatta e Il cielo in una stanza, interpretato da Mina, ma anche Marina dell'italobelga Rocco Granata, Il nostro concerto di Umberto Bindi, Personalità di Caterina Valente. Da mesi, nelle sale cinematografiche della Penisola, si proietta la Dolce Vita di Federico Fellini, film destinato a diventare il manifesto di una delle epoche più spensierate, e frivole, della nostra storia.
File:Dolce vita.gif - Wikipedia
Marcello Mastroianni e Anita Ekberg, La dolce vita


Siamo nel pieno del boom economico. Il ciclismo italiano è ripartito, per la prima volta dopo un ventennio, non solo senza Bartali, ritiratosi sei anni prima, ma anche senza Coppi, scomparso nel mese di gennaio a causa di una malaria curata male. Le speranze azzurre si appuntano su Baldini, già declinante, e Nencini, vincitore del Giro d'Italia del 1957 e secondo proprio nel 1960, dietro al campionissimo francese Anquetil, che l'ha battuto per soli 28", grazie alla superiorità mostrata nelle prove contro il tempo.
File:Gastone Nencini 1960.jpg - Wikipedia
Gastone Nencini


Al Tour, Gastone Nencini, detto il Leone del Mugello, si presenta in forma e motivato e cerca un pronto riscatto alla delusione patita al Giro. L'assenza di Anquetil rende incerto il pronostico. Gastone Nencini s'impossessa della maglia gialla dopo la seconda tappa. La perde alla quarta e la riconquista a Pau, Pirenei Atlantici, traguardo della decima frazione, dove s'impone il francese Roger Rivière. Con il quale inizia un serrato testa a testa. Riviere è più forte in salita. E Nencini, magnifico discesista degno di Magni, fugge nella quattordicesima tappa, in discesa. Rivière, all'inseguimento, cade rovinosamente in dirupo, fratture multiple alla colonna vertebrale. Una tragedia e carriera tristemente interrotta a soli 24 anni: sarebbe rimasto paralizzato alle gambe. Nencini manterrà la maglia gialla fino a Parigi, pur senza ottenere vittorie di tappa. Il giorno del trionfo il suo pensiero correrà allo sfortunato rivale. Secondo, dietro di lui, un altro azzurro, Graziano Battistini, alla sua prova migliore in una corsa a tappe, e vincitore sui traguardi di Angers e Briancon, terzo il belga Adriaenssens. Da registrare anche il settimo posto di Pambianco e il decimo dello scalatore Massignan. Un trionfo italiano sulle strade della Grande Boucle.

Nencini e Rivière i grandi duellanti del Tour del 1960 saranno accomunati da una precoce dipartita. Rivière nel 1976, a 40 anni, Nencini, nel 1980, a 50 anni.