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venerdì 19 giugno 2020

Il salto in lungo alle Olimpiadi

Disciplina tradizionale dei salti, il salto in lungo era presente già alle prime Olimpiadi della storia moderna, quelle di Atene del 1896. Il primo vincitore fu Ellery Clark, un polivalente, che vinse anche l'oro nel salto in alto. Accoppiamento insolito, che oggi desterebbe sensazione. Spesso i lunghisti sono stati anche triplisti o velocisti, sui 100 o 200 m. Le prestazioni crebbero sempre dal 1896, 6,35 m saltati da Clark, fino a Gutterson nel 1912 a Stoccolma: quattro ori USA nelle prime quattro Olimpiadi. Poi, dopo la pausa imposta dalla Grande Guerra, un successo svedese, di Petersson ad Anversa 1920, ed un arretramento nel risultato, come si nota dalla tabella sottostante. La barriera degli 8 metri fu infranta, per la prima volta, da Jesse Owens alle Olimpiadi di Berlino del 1936 (vinse altri 3 ori nei 100 m, nei 200 m e nella staffetta 4x100): 8,06 m e primato del mondo. Poi la Seconda Guerra. A Londra 1948, lo statunitense Steele si fermò a 7,82 m. Per tornare sopra gli otto metri, si dovette aspettare Roma 1960, quando Boston atterrò a 8,12 m. Nel 1968, a Città del Messico, ben sopra i 2.000 m di altitudine, il fantasmagorico salto di Bob Beamon a 8,90 m: record del mondo che avrebbe resistito fino al 1991! Da Los Angeles 1984 ad Atlanta 1996, ci furono quattro ori consecutivi del più grande lunghista di sempre: Carl Lewis. A Pechino 2008, il panamense Saladino vinse con 8,34 m, una misura inferiore a tutte le precedenti fino Monaco 1972. Greg Rutherford fece peggio a Londra 2012, con 8,31 m. Poco meglio Henderson a Rio de Janeiro 2016: 8,38 m. Ed è un caso più unico che raro nell'atletica leggera. Negli ultimi quindici anni, si salta, mediamente, meno lontano. Da segnalare che in 31 edizioni delle Olimpiadi moderne, ci sono state ben 26 vittorie di un atleta statunitense. Il primatista, s'è detto, è Carl Lewis con quattro ori consecutivi. Nessun altro lunghista ha vinto l'oro più di una volta. Segno della difficoltà della disciplina, nella quale la tecnica di rincorsa, salto e sospensione in volo è importante quanto le doti atletiche naturali. E la longevità agonistica ad alto livello è assai ardua.
File:Bob Beamon 1968.jpg - Wikimedia Commons
Bob Beamon, primatista olimpico
nel salto in lungo: 8,90 m

Salto in lungo Olimpiadi: vincitori
 Atene 1896  Ellery Clark  USA 6,35 m
 Parigi 1900 Elvin Kraenzelein  USA 7,18 m
 Saint Louis 1904 Myer Prinstein USA 7,34 m
 Londra 1908 Frank Irons USA 7,48 m
 Stoccolma 1912 Albert Gutterson USA 7,60 m
 Anversa 1920 William Petersson Svezia 7,15 m
 Parigi 1924 DeHart Hubbard USA  7,44 m
 Amsterdam 1928 Ed Hamm USA 7,73 m
 Los Angeles 1932 Ed Gordon  USA 7,64 m
 Berlino 1936 Jesse Owens USA 8,06 m 
 Londra 1948 Willie Steele USA 7,82 m
 Helsinki 1952 Jerome Biffle USA 7,53 m
 Melbourne 1956 Greg Bell USA 7,83 m
 Roma 1960 Ralph Boston USA 8,12 m
 Tokyo 1964 Lynn Davies Regno Unito  8,07 m
 Città del Messico 1968  Bob Beamon USA 8,90 m
 Monaco 1972 Randy Williams USA 8,24 m
 Montreal 1976 Arnie Robinson USA 8,35 m
 Mosca 1980 Lutz Drombowski Germania Est 8,53 m
 Los Angeles 1984 Carl Lewis USA 8,54 m
 Seoul 1988 Carl Lewis  USA 8,72 m
 Barcellona 1992 Carl Lewis  USA 8,67 m
 Atlanta 1996 Carl Lewis  USA 8,50 m
 Sidney 2000 Ivan Pedroso  USA 8,55 m
 Atene 2004 Dwight Phillips  USA 8,59 m
 Pechino 2008 Irving Saladino Panama 8,34 m
 Londra 2012 Greg Rutherford Regno Unito  8,31 m
 Rio de Janeiero 2016 Jeff Henderson USA 8,38 m

lunedì 1 giugno 2020

Addio a Bobby Joe Morrow: 3 ori a Melbourne 1956

Aveva solo 21 anni, Bobby Joe Morrow, velocista statunitense quando, alle Olimpiadi di Melbourne del 1956, conquistò tre ori nella velocità: 100 m, 200 m e 4×100 m. Come i connazionali Owens, prima di lui a Berlino 1936, e Carl Lewis, dopo di lui, a Los Angeles 1984, e come Usain Bolt, sia a Londra 2012 che a Rio de Janeiro 2016. Owens e Lewis vinsero però anche un quarto oro nel salto in lungo. Morrow ebbe una carriera luminosa, con tanto di primato del mondo sui 200 piani, ma breve, mancando la qualificazione alle successive Olimpiadi di Roma del 1960.

martedì 31 marzo 2020

Jesse Owens e Carl Lewis

Berlino 1936, Jesse Owens, nero americano, vince quattro medaglie d'oro: 100 m, 200 m, salto in lungo, staffetta 4x100 m. Un trionfo, che mette in crisi le folli sicurezze hitleriane sulla pretesa superiorità della razza ariana. Owens è un atleta formidabile già da alcuni anni. A Berlino arriva da detentore del primato del mondo nel salto in lungo: 8,13 m saltati un anno prima. Primato che resisterà quasi 30 anni. Debbono passarne 48, di anni, perché un altro americano, Carl Lewis, Los Angeles 1984, ripeta l'impresa di quattro medaglie d'oro nelle medesime discipline. Un confronto tra i due è stato spesso proposto. Chi è stato più grande? Di certo Carl Lewis è stato più longevo, anche perché ha potuto partecipare, andando sempre a medaglia - alla fine ne avrà vinte nove! - a quattro Olimpiadi consecutive. Owens invece, dopo Berlino passò al professionismo, allora incompatibile con le olimpiadi. Cui, comunque, a causa della seconda guerra mondiale, non avrebbe potuto partecipare. I giochi del 1940 e del 1944 non si sarebbero tenuti. 

venerdì 18 marzo 2016

Storia #Olimpiadi: #LosAngeles1984. #CarlLewis il figlio del vento vince quattro ori come Owens nel 1936. Oro per Cova nei 10.000 m e per i fratelli Abbagnale nel "due con" di canottaggio

Le Olimpiadi tornano, nel 1984, a Los Angeles, dove si erano già disputate nel 1932: allora, l'Italia, con 12 ori ed altrettanti argenti e bronzi, aveva conquistato uno storico, mai più ripetuto secondo posto nel medagliere, dietro gli Stati Uniti. Che vincono, manco a dirlo, anche nel 1984, anche perché l'Urss resta a casa, ricambiando il boicottaggio subito ai giochi di Mosca 1980, seconda a sorpresa è la Romania, terza la Germania Ovest, mentre l'Italia guadagna un ottimo quinto posto, assommando 14 ori, 6 argenti e 12 bronzi. L'eroe della manifestazione è Carl Lewis, straordinario velocista e lunghista, che ripete i quattro ori quattro conquistati dal connazionale Jesse Owens a Berlino 1936: 100 m (9"99), 200 m (19"80, record olimpico), salto in lungo (8,54 m) e staffetta 4x100 (37"83, record mondiale). Lewis è alto e potente, elegante ed elastico, ha caviglie d'acciaio ed una naturale coordinazione, che gli otterrà il soprannome di "figlio del vento". Nei 200 m, Lewis incrocia Mennea, il primatista mondiale e campione olimpico in carica, che ha già 32 anni, molti per la velocità, soprattutto ai tempi, che chiude settimo in finale. Sara Simeoni, invece, d'oro come Mennea a Mosca, supera comunque i 2 m nel salto in alto e vince la medaglia d'argento. C'è, poi, quanto all'Italia, l'incredibile oro di Alberto Cova nei 10.000 m, che segue l'oro agli Europei del 1982 e l'oro ai primi mondiali di Helsinki nel 1983: una tripletta leggendaria. Dal mezzofondo, 1.500 m arriva anche l'oro di Gabriella Dorio. Le Olimpiadi di Los Angeles registrano anche il secondo oro di Sebastian Coe, in una tiratissima finale dei 1.500 m con i connazionali Ovett e Cram, come l'oro della nazionale di basket Usa, nella quale brilla la stella di un giovane Michael Jordan. Per l'Italia, c'è anche il primo oro olimpico nel canottaggio, categoria due con, dei fratelli Abbagnale con Peppino di Capua: è il principio di una leggenda sportiva immortalata nelle indimenticabili telecronache di Gianpiero Galeazzi (cfr. 1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata,  6^ puntata7^ puntata8^ puntata9^ puntata10^ puntata11^ puntata12^ puntata13^puntata14^ puntata15^ puntata16^ puntata17^ puntata18^ puntata19^ puntata, 20^ puntata)

martedì 16 febbraio 2016

Storia delle Olimpiadi (#Olimpiadi): Berlino 1936 (11^ puntata). La leggenda di Jesse Owens

Nel 1936, le Olimpiadi, undicesima edizione dell'era moderna, si tennero a Berlino. I nazisti, di cui ancora molti in Europa sottovalutavano il pericolo, si profusero in uno sforzo senza precedenti per comunicare al mondo la folle idea di superiorità della civiltà tedesca e della fantomatica razza ariana. Hitler diede incarico ad una giovane regista, peraltro ricca di talento, Leni Riefenstahl di raccontare per immagini l'avventura delle Olimpiadi: ne sortì un lungo film, Olympia, maniacale ed estetizzante, ma tecnicamente notevole, nel quale gli sforzi degli atleti venivano ripresi da mille angolazioni. Un capolavoro inquietante. L'eroe della manifestazione, inesorabile beffa alle teorie razziali dell'imbianchino austriaco, sarà lo statunitense di colore Jesse Owens, quattro medaglie d'oro, a cominciare da quella più prestigiosa sui 100 piani, cui si aggiungeranno l'oro sui 200, l'oro nella 4x100 e l'oro nel salto in lungo. Soltanto Carl Lewis, a Los Angeles 1984, riuscirà ad eguagliare questo primato. La Germania trionfa però nel medagliere, davanti agli Stati Uniti, usciti a pezzi dalla "grande depressione" ed alla sorprendente Ungheria. Quanto alla regina della manifestazione, l'atletica leggera, nel mezzofondo veloce, l'Italia ottiene un argento con Mario Lanzi, negli 800 m, ed un bronzo con Beccali, campione a Los Angeles, nei 1.500 m. Ma, il risultato più bello è quello colto dalla staffetta 4x100: un argento dietro gli imprendibili americani capitanati da Owens. L'Italia conquistò anche un oro nell'atletica femminile, con la grandissima Ondina Valla: la sua vittoria negli 80 m ad ostacoli fu decretata dal fotofinish, utilizzato per la prima volta sul filo di lana. Nel medagliere, l'Italia finì quarta, mettendo assieme otto ori, nove argenti e cinque bronzi. Ben quattro ori giunsero dalla scherma, da lustri riserva di caccia prediletta dagli atleti italiani. Il successo più festeggiato venne però dal calcio, dove la nazionale di Vittorio Pozzo confermò la superiorità del calcio nostrano, faro negli anni '30. Con Pozzo, l'Italia era stata campione del mondo nel 1934 e si sarebbe confermata tale a Parigi, nel 1938. (cfr. 1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata,  6^ puntata7^ puntata8^ puntata9^ puntata, 10^ puntata)