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giovedì 18 agosto 2016

Thiago Braz da Silva oro nell'asta a Rio

Successo strapitori davanti al pubblico di casa: Thiago Braz da Silva, 23 anni ancora da compiere, ha conquistato la medaglia d'oro nel salto con l'asta alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, volando a 6,03 m, record olimpico, e relegando in seconda posizione il favorito francese Lavillenie. Thiago Braz da Silva è allenato da Vitaly Petrov,  già mentore del leggendario Sergey Bubka. C'è un poco d'Italia nel successo di Thiago Braz, che vive a Formia, dove si allena presso la scuola nazionale di atletica leggera del Coni.

martedì 15 marzo 2016

Storia delle Olimpiadi (#Olimpiadi): #Monaco1972 (Monaco di Baviera 1972). Il trionfo di Mark Spitz, bronzo per Mennea sui 200 m (18^ puntata)

Le Olimpiadi sbarcano a Monaco di Baviera nel 1972 e vengono funestate da un terribile attacco terroristico: anche il tempio dello sport viene profanato. I giochi di Monaco di Baviera rivelano al mondo il talento straordinario del nuotatore statunitense Mark Spitz, che conquista 7 medaglie d'oro in sette gare, stabilendo altrettanti primati del mondo. Solo trentasei anni dopo, Michael Phelps, a Pechino 2008, saprà fare meglio, conquistando otto ori. Nel medagliere, torna a vincere l'Urss, seguita dagli Stati Uniti e dalla sorprendente Germania dell'Est, di cui solo molti anni dopo si scoprirà il ricorso sistematico al doping di stato, che continuerà fino a Seul 1988. L'Italia, che vive un periodo di grave recessione economica e sperimenta gli inizi di un decennio cupissimo sul piano politico e sociale, fa appena meglio che a Città del Messico ed ottiene il decimo posto, assommando 5 ori, 3 argenti e 10 bronzi. Nell'atletica leggera, la sorpresa più grande viene dalla velocità, con il sovietico Valerij Borzov che vince i 100 ed i 200 m, dopo un lunghissimo dominio di atleti di colore in entrambe le specialità. Sui 200 m, l'Italia ottiene una medaglia di bronzo, con un giovane velocista di Barletta, che vive da asceta presso la Scuola Nazionale di atletica leggera del Coni di Formia, Pietro Mennea: diventerà uno dei maggiori campioni della velocità di sempre. Nel fondo, c'è da registrare la doppietta sui 5.000 e sui 10.000 m del finlandese Viren, che si ripeterà quattro anni dopo a Montreal, facendo rivivere la grande tradizione finnica di Kolemainen e di Nurmi. Nel pugilato, categoria peso massimo, c'è il primo oro di un giovane colosso cubano dal grande avvenire, Teofilo Stevenson. (cfr. 1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata,  6^ puntata7^ puntata8^ puntata9^ puntata10^ puntata11^ puntata12^ puntata13^puntata14^ puntata15^ puntata16^ puntata, 17^ puntata)

giovedì 21 marzo 2013

In morte di Pietro Mennea, campionissimo della velocità

Non sapevo che stesse male, sicché la notizia della sua morte mi ha lasciato spiazzato. Il più grande campione della velocità azzurra, Pietro Mennea da Barletta, è stato per oltre dieci anni il simbolo della nostra atletica leggera. Sebbene non avesse il fisico del predestinato, Mennea seppe affinare l'innata velocità con allenamenti mirati e straordinariamente intensi, sotto la tutela tecnica di Vittori. Nel centro della Scuola Nazionale di Atletica Leggera di Formia, Mennea seppe costruire, giorno dopo giorno, ripetuta dopo ripetuta, scatto dopo scatto, una carriera leggendaria. La cura maniacale nei dettagli ne fece un asso sia sui 100 m che, specialmente, sui 200 m, dove fu medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Monaco del 1972, facendosi conoscere in tutto il mondo. Cominciò allora una rivalità spettacolare con il sovietico Valerij Borzov, sapendo tener testa ai velocisti americani che avevano da Tokio '64 cominciato a dominare il settore. A Montreal '76, ci si aspettava l'exploit, che invece mancò: nessuna medaglia olimpica. Che sarebbe invece arrivata, e d'oro, sui 200 m alle Olimpiadi di Mosca 1980, quando Mennea, partito in una corsia poco favorevole da letteratura, l'ottava, seppe realizzare una strepitosa rimonta, in curva, il fondamentale in cui eccelleva, completandola sul rettilineo finale. L'apogeo di una carriera, raggiunto dopo aver già stabilito il fantastico primato del mondo sulla distanza alle Universiadi di Città del Messico l'anno prima, nel 1979: un record storico che fece strabuzzare gli occhi a tutti gli osservatori: 19"72. Un tempo capace di resistere agli assalti di grandissimi campioni, a cominciare da Carl Lewis, per oltre tre lustri. Fu battuto, dopo diciassette anni, da Michael Johnson alle Olimpiadi di Atlanta del 1996. Mennea divenne un mito, un simbolo, un'icona, l'esempio della classe sposata al lavoro incessante. Si ritirò due volte e due volte tornò in pista, troppo innamorato del tartan, degli allenamenti e delle competizioni, fino all'addio definitivo datato 1988 quando aveva ormai 36 anni. E' stato campione europeo sui 100 e sui 200. E' ancora primatista italiano in entrambe le specialità, 19"72, si ripete sui 200 m, 10"01 sui 100 piani. Sui 200, per la verità, è anche primatista europeo. Fu pure uno straordinario staffettista, tanto da guidare il quartetto azzurro alla medaglia d'argento dietro gli Usa ai primi Mondiali di Helsinki del 1983, assime a Tilli, Simionato e Pavoni. Che la terra gli sia lieve.